Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Ottobre 12th, 2012 | by Andrea Lupia
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“Into the wild” è il film del 2007 diretto da Sean Penn e tratto dal romanzo “Nelle terre estreme” di Jon Krakauer. Narra la storia, realmente avvenuta, di Christopher McCandless, un neolaureato in scienze sociali che abbandona la famiglia e la civiltà per cercare la libertà, in un lungo viaggio di due anni. Spostandosi lungo il territorio statunitense alla volta della sua destinazione finale, l’Alaska, incontra diversi personaggi fra cui una attempata coppia di hippie, un agricoltore del Sud Dakota, una giovane cantautrice ed un veterano arrabbiato. Giunto finalmente alla sua destinazione, Christopher affronterà le durissime condizioni del luogo, gli stenti e la solitudine, fino al tragico finale.
La storia narrata ne “Into the wild” è dolorosa e sofferta, e non solo perché tratta da una storia vera. Il cammino alla scoperta di se stessi che ormai nessuno intraprende, è quel genere di viaggio vero e pericoloso, dove bisogna rischiare davvero tutto, anche la vita. Christopher McCandless, era un figlio privilegiato di un mondo consumistico che ha subito la pressione e lo schiacciamento morale e spirituale a cui ciascuno di noi è sottoposto fin da piccolo. Costretto ad affrontare le menzogne di una società malata di desideri vuoti e necessità esclusivamente materiali, Christopher subisce il richiamo della fuga, della ricerca. Se anche la sua famiglia, la componente base di una società moderna, è fondata su delle menzogne, che speranze ci sono per un mondo intero allo stesso tragico sbando?
Inizia così un viaggio vero, lontano da tutto e da tutti, anche da se stesso, cambiando nome, nascendo e crescendo una seconda volta e compiendo un cammino per scelta, con la testardaggine e la disperazione di chi non ha un posto e non lo avrà mai se non lo scopre o lo costruisce dentro di se. Ed è per costruire quel posto che Christopher (ribattezzatosi Alexander Supertramp) che correrà incontro al suo destino.
La produzione di questo film è stata lunga e sofferta quanto la storia che raccontava. Sean Penn era innamorato delle vicende narrate nel romanzo di Krakauer e lottò per più di dieci anni per portare sullo schermo quella splendida e terribile storia. Nel farlo, una volta ottenuto il permesso della famiglia, ha voluto che collaborassero al film fra i migliori nei rispettivi campi. Éric Gautier si è occupato della fotografia e Derek R. Hill delle scenografie, aspetti essenziali quanto i costumi, messi insieme per l’occasione da Mary Claire Hannan. Durante gli otto mesi di lavoro l’intera troupe ha dovuto affrontare moltissime difficoltà per realizzare scene che, spesso e volentieri, si svolgevano in condizioni proibitive.
Il cast è davvero ottimo, a cominciare dal protagonista magistralmente interpretato da Emile Hirsch davvero credibile e simpatico e pensoso e arrabbiato tutto il tempo. Allo stesso modo gli altri interpreti William Hurt, Marcia Gay Harden e Jena Malone sono un perfetto nucleo familiare moderno, pieno di silenzi e dolore inespresso, ma allo stesso tempo perfettamente visibile. Vince Vaughn, pur rimanendo aderente a se stesso, regala una delle sue migliori interpretazioni in assoluto. Splendidi Catherine Keener e Brian Dierker, così come particolarmente credibile rispetto al solito anche Kristen Stewart. La colonna sonora, a cura di Michael Brook, include le canzoni di Eddie Vedder, per un film di uno Sean Penn in stato di grazia. Una lunga canzone d’amore, da vedere assolutamente.
Ho letto da qualche parte che nella vita importa non già di essere forti, ma di sentirsi forti. Di essersi misurati almeno una volta, di essersi trovati almeno una volta nella condizione umana più antica, soli davanti alla pietra cieca e sorda, senza altri aiuti che le proprie mani, e la propria testa. (Primo Levi)
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