Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Marzo 29th, 2013 | by Andrea Lupia
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“Il mondo dei replicanti” (“Surrogates“) è un film di fantascienza del 2009 diretto da Jonathan Mostow, basato sulla miniserie a fumetti “The Surrogates” scritta da Robert Venditti e disegnata da Brett Weldele. Il film è uscito nelle sale cinematografiche italiane il giorno 8 gennaio 2010. In un futuro prossimo, vengono inventati dei robot (definiti surrogati) del tutto identici agli esseri umani, fruibili a distanza e capaci di trasmettere tutte le sensazioni del mondo esterno su una comoda poltrona, nella sicurezza della propria casa. Pensati inizialmente per dare una possibilità ai meno fortunati (disabili, paralizzati, mutilati ecc…) ben presto oltre il 98% dell’umanità decide di usarli, motivandone la necessità soprattutto per motivi di sicurezza (in un normale incidente automobilistico, si distruggerebbe solo il robot) anche se spesso i motivi sono in realtà estetici: un surrogato non deve andare in palestra, può essere più giovane e può essere pure del sesso desiderato.
Contemporaneamente si crea anche una minoranza di persone che condanna e rifiuta l’uso dei surrogati e attraverso il loro leader, il Profeta, definiscono la vita attraverso un surrogato come un inganno. Gli avvenimenti vengono messi in moto quando in un vicolo all’esterno di una discoteca, due ragazzi si appartano, fino all’arrivo di un motociclista sconosciuto che con una strana arma spara un raggio che fa cadere a terra i due surrogati friggendone i circuiti. Ben presto il detective Greer e la sua compagna, indagando sul caso, scoprono che gli utilizzatori dei due surrogati sono realmente morti sulla loro poltrona, con il cervello letteralmente liquefatto e che il ragazzo era l’unico figlio del Dr Canter, l’inventore dei surrogati, ritiratosi da anni a vita privata dopo esser stato licenziato dall’azienda produttrice. I due detective riescono quindi a rintracciare il motociclista e Greer lo insegue fin dentro alla zona della città governata dal Profeta, dove i surrogati non possono entrare.
Qui, infatti, appena riesce a prendere l’assassino ancora in possesso della pericolosa arma, viene distrutto dai discepoli del Profeta. Greer si risveglia frastornato in ospedale, avendo schivato di poco il raggio dell’arma durante l’inseguimento ed essendo stato sospeso non può temporaneamente avere un surrogato sostitutivo; decide di continuare le indagini da solo e in carne e ossa. Inizia quindi a vedere le cose in modo diverso, rafforzando la convinzione che l’umanità stia poco a poco decadendo chiusa nelle proprie case. Fondamentalmente ben realizzato, interpretato benissimo dai vari protagonisti (Bruce Willis in testa) e ottimamente diretto, il film ha un potenziale enorme, che però viene mortificato da una totale mancanza di coraggio nell’esplorare fino in fondo gli interrogativi legati al mondo (a suo modo) distopico in cui la storia trasporta lo spettatore. Non sono alieni o mostri cattivi a minacciarci, ma la nostra stessa presunzione di essere più furbi, che fin troppo spesso ci tramuta da eroi in mostri e tutto questo meritava uno sviluppo migliore e più approfondito. La fondamentale mancanza di coraggio ha pregiudicato un film che aveva gli attori, il budget, ma soprattutto la storia per poter riuscire.
L’idea alla base del film e prima ancora del fumetto, è di per se geniale. Non solo pone domande di stampo prettamente scientifico, ma nel fare questo, riesce a porre interrogativi prettamente sociali, che abbracciano il presente, prima ancora del futuro, compiendo quindi appieno lo scopo ultimo della fantascienza.
La cosa importante nella buona sf, quella che produce la fantascienza destinata a durare, è il modo in cui essa ci parla del nostro presente. Cos’è che adesso ci dice? E, ancora più importante, cosa ci dirà sempre? Poiché la sf diventa una pratica di scrittura significativa e ricca di implicazioni quando tratta di qualcosa di più grande e più importante dello zeitgeist, che fosse o meno intenzione dell’autore (Neil Gaiman)
Voto:
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