Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Novembre 29th, 2011 | by Marco Valerio
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L’esperienza come soldato nella Guerra delle Falkland ha lasciato segni profondi nell’argentino Roberto (Ricardo Darìn), che ha trascorso gli ultimi vent’anni della sua vita alienato dal mondo, maltrattando perfino i clienti che frequentano la sua ferramenta. L’unico interesse che Roberto ha è quello di collezionare ritagli di giornale che raccontino strane storie e, per uno scherzo del destino, si ritrova coinvolto proprio in una di queste vicende quando accoglie in casa il cinese Jun (Ignacio Huang), alla ricerca dei familiari dopo aver perso la propria amata a causa di una mucca caduta letteralmente dal cielo. Pur non parlando la stessa lingua, la convivenza quasi forzata tra le due differenti culture cambierà l’esistenza di entrambi.
Uscirà presto nelle sale cinematografiche italiane (anche se non è ancora dato sapere quando), distribuito dalla Archibald, ma nel frattempo “Cosa piove dal cielo?” di Sebastián Borensztein è stato presentato al Festival Internazionale del Film di Roma 2011 ed ha vinto il Premio Marc’Aurelio d’Oro al miglior film.
“Cosa piove dal cielo?” è una commedia surreale sullo scontro/incontro tra due etnie radicalmente opposte e solo apparentemente inconciliabili. Ma una mucca piovuta dal cielo funziona da collante socio-culturale tra i due protagonisti.
La deformazione grottesca della realtà e l’uso sistematico del paradosso che si fa normalità fanno della pellicola di Borensztein un prodotto riuscito e divertente, capace di interpretare tematiche scottanti (come l’integrazione, l’intolleranza, il razzismo ma anche l’incomunicabilità di una società che vorrebbe essere globale, ma mostra la propria miopia e autoreferenzialità) con un tono di leggerezza che flirta col farsesco senza mai scadere nella macchietta e anzi riesce a coesistere alla perfezione con la malinconia di fondo che permea l’atmosfera filmica.
Il film infatti racconta di due solitudini che si incontrano casualmente, due figure tragicomiche accomunate da un passato doloroso che li ha segnati profondamente e ne ha determinato una sostanziale situazione di stallo a livello emozionale. Roberto rifiuta qualsiasi contatto umano e quelle poche relazioni sociali che decide di concedersi sono vissute con difficoltà e quasi con fastidio dall’uomo. Jun si muove disorientato in un mondo che non è il suo, ma il suo senso di inadeguatezza non è dettato esclusivamente dalle incomprensioni linguistiche quanto piuttosto da un’acclarata incapacità a relazionarsi con l’esterno, con una realtà che vive con terrore e che tema possa nascondere nei meandri più nascosti quella stessa sofferenza che ne ha dilaniato in precedenza l’animo.
Roberto e Jun, grazie al loro rapporto conflittuale e amicale al tempo stesso, imparano a conoscersi, a capire meglio se stessi e prendono progressivamente la decisione di uscire dall’autoisolamento che si sono reciprocamente imposti.
Valore aggiunto del film è sicuramente l’interpretazione di Ricardo Durìn, attore che lavora di sottrazione e riesce a regalare una minimica intontita e insofferente felicemente emblematica di un personaggio che trascina letteralmente la propria esistenza senza particolari ambizioni né scopi. L’incontro tra Roberto e Jun è un fulmine a ciel sereno che cambia radicalmente la vita di entrambi. Un imprevisto gioco del destino, tanto inaspettato quanto paradigmaticamente grottesco. Esattamente come una mucca che precipita dal cielo.
I problemi del film risiedono però in uno schematismo narrativo abbastanza rigido: l’evoluzione narrativa infatti pur cercando sempre il divertimento, la sorpresa e la stravaganza non sempre coglie nel segno dell’originalità e troppo spesso il racconto sembra procedere con il pilota automatico; divertendo e commuovendo in diverse circostanze, ma senza mai riuscire a lasciare lo spettatore veramente a bocca aperta.
Il regista raramente si prende dei rischi e predilige sgattaiolare grazie alle soluzioni più semplici e prevedibile. Il risultato è comunque un film godibile, ma le cui ambizioni vengono continuamente ridimensionate da una sceneggiatura priva di sbavature ma anche del necessario mordente tale da rendere questo “Cosa piove dal cielo?” qualcosa di memorabile.
Il titolo originale “Un cuento chino” può essere letto sia come un’allusione a un racconto che a una barzelletta cinese.
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