Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Giugno 17th, 2012 | by sally
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Dopo aver conquistato il Tribeca Film Festival, “The World before her” è arrivato anche in Italia ed è stato presentato al Tribeca Firenze. Era presente anche la regista Nisha Pahuja, che ha portato sul grande schermo un documentario sull’India, che svela le contraddizioni di un Paese affascinante, ma tuttavia ancora difficile da comprendere.
In “The World before her” vediamo lo schieramento di due movimenti opposti, ma le protagoniste rimangono sempre le donne. Non è da sottovalutare questo passaggio, visto che la condizione della donna in India è ancora parecchio arretrata e la regista ha voluto raccontarla sotto i due diversi punti di vista presenti nel Paese.
Da una parte, infatti, troviamo i concorsi di bellezza, dall’altra il nazionalismo sfrenato. Contraddizioni che nascono all’interno di contraddizioni, quasi a creare un circolo vizioso: l’unico modo in cui una donna indiana può raggiungere la libertà, è ottenere la completa indipendenza. E l’unico modo per far sì che questo avvenga, è diventare una personalità. In questo caso, la via d’uscita per moltissime ragazze è il concorso di bellezza per diventare Miss India. La kermesse genera tutt’oggi molto sdegno tra la popolazione, perché mette sullo schermo la cosiddetta donna oggetto, pronta a sfoggiare il suo corpo per ottenere visibilità, un’icona tanto occidentalizzata da spaventare gli animi più tradizionalisti. Tuttavia non mancano i genitori che supportano queste ragazze, di mentalità più aperta, nella speranza che almeno loro possano trovare un riscatto. Il problema, però, è che queste donne sono davvero disposte a fare qualunque cosa pur di raggiungere la vetta, così si sottopongono ad estenuanti sessioni di allenamenti ed anche a cure a base di botox. Un chirurgo misura loro la faccia e inizia ad iniettare botulino fin quando non ottiene il risultato voluto, arrivando a creare un esercito di ragazzine dai 19 ai 25 anni dalle labbra gonfie, incapaci di muovere la fronte e di avere alcun tipo di espressione al di fuori di un sorriso smagliante per convincere la giuria.
Sono molte le scene forti raccontate per quanto riguarda questo mondo: i fondamentalisti indù spesso picchiano le donne che frequentano i locali o che comunque sembrano voler rivendicare una libertà che in India non possono ottenere. Per sfuggire a questa violenza, le ragazze sognano Miss India, un sogno che rincorrono con estrema determinazione nella speranza che, nel caso in cui non vincessero, qualche agenzia o qualche produttore riesca a notarle lo stesso.
Si passa dallo smalto e il botulino al campo nazionalista Durga Vahini: le reclute sono bambine che frequentano le scuole medie, di bassa estrazione. Qui è palese l’opera di indottrinamento che viene compiuta su queste ragazzine che vedono nel nazionalismo l’unica via di fuga per lasciare la famiglia. La società patriarcale indiana non perdona e non permette alle donne di lavorare, devono solamente badare alla casa e ai bambini e sposarsi il più presto possibile. La contraddizione, qui, sorge proprio dal fatto che le donne all’interno di questi campi siano politicamente impegnate, cosa che non sarebbe di fatto permessa. Ma qui le bambine imparano a sparare, imparano a vedere il cristiano occidentale e il musulmano come nemici da abbattere a qualsiasi costo: è davvero inquietante sentire parlare delle bambine ancora piccolissime di armi e bombe che non si farebbero scrupoli a lanciare per proteggere la loro religione. Un concetto astratto, che da secoli diviene materia di sanguinosi scontri, le bambine nazionaliste sono forse la parte più dura da digerire di questo documentario.
Gli emblemi di questi due mondi completamente diversi, sono Pooja e Prachi: la prima, una diciannovenne con la faccia imbottita di botulino che non riesce a vincere mai un concorso. La vediamo ricoperta di lustrini mentre la sua famiglia la sostiene da casa, una dimora poverissima ed essenziale da cui sperano che finalmente Pooja possa scappare e trovare la libertà che merita, sfruttando la sua bellezza; la seconda è Prachi, alla cura del corpo non ci pensa neanche lontanamente, sostiene di essere sia maschio che femmina, è figlia unica ed ha un padre dalla mentalità ottusa che la domina e all’occorrenza la picchia anche. La figlia subisce e se da una parte sogna il riscatto, dall’altra lotta per la sua nazione dominata dagli uomini e dalla religione indù. Si rende conto lei stessa di questa dicotomia, che però non riesce in alcun modo a controllare.
Nisha Pahuja è stata la prima regista a riuscire ad accedere con le telecamere in un campo nazionalista, con estrema semplicità ha raccontato la vita delle donne indiane e i loro mondi contrapposti. “The world before her” ci lascia molto su cui riflettere e ci regala anche una grande lezione, che potrebbe allontanare qualche pregiudizio che abbiamo sulle popolazioni lontane da noi, sulle quali troppo spesso puntiamo il dito senza di fatto conoscere la loro realtà.
Voto:
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