Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Settembre 14th, 2017 | by sally
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“American Horror Story: Cult” è iniziato senza suscitare troppi entusiasmi e al secondo episodio la situazione sembra già precipitare.
La serie antologica di Ryan Murphy e Brad Falchuck sembra essere giunta al capolinea ormai da un pezzo, di sicuro dalla quinta stagione (Hotel). Se con la sesta sembrava potesse esserci un barlume di speranza, i due creatori si sono giocati male le loro carte migliori. E pare lo stiano facendo anche in questo caso. Il secondo episodio si intitola “Hai paura del buio?” ma se dovessimo riassumerlo in poche parole, beh, possiamo dire che non succede praticamente nulla. O meglio, nulla che non abbiamo visto e rivisto. Ryan Murphy ama giocare con i cliché di genere ma all’inizio riusciva a riprodurli in maniera originale e più intrigante, adesso oltre ai cliché ai quali è tanto affezionato e che erano anche uno dei punti di forza della serie, finisce col ripetersi lui stesso. E finiscono per ripetersi gli attori, da copione.
Era successo già con Jessica Lange, che ha abbandonato la serie dopo “Freak Show“. L’attrice aveva ruoli in cui sembrava sempre identica ma veniva osannata dal pubblico per la sua innegabile bravura. Anche se ripetitivi, i suoi personaggi riuscivano sempre ad essere azzeccati ma la conferma di tutto questo è arrivata con “Feud: Bette and Joan“, in cui la Lange impersona Joan Crawford. Sotto il controllo di Murphy, anche nel ruolo di un’altra attrice sembrava che la Lange fosse uscita da un episodio di AHS. La nuova vittima di questa “maledizione” è Sarah Paulson, un’attrice dal potenziale straordinario ridotta a urlare terrorizzata ogni cinque minuti, chiamando aiuto e risultando un’incapace. In “Roanoke” era diventata perfino fastidiosa con l’ormai leggendario “Maaaatt”, al punto che abbiamo desiderato che il suo personaggio fosse tra i primi a morire.
In “Cult” il personaggio di Ally è ovviamente centrale ma non aggiunge nulla di nuovo alla storia. Ally è vittima delle sue paure e, come prevedibile, finisce per assecondarle nel modo più malsano. Kai (Evan Peters), sfruttando il pestaggio visto nello scorso episodio e la morte del consigliere Chang, decide di candidarsi portando avanti le sue idee razziste. Siamo nell’era di Donald Trump e la conseguenza diretta della sua elezione è un’ondata di xenofobia che si manifesta anche nel locale di Ivy (Alison Pill), The Butchery on Main. Trump gioca molto sugli istinti più bassi delle persone tirandone fuori il peggio e lo stesso meccanismo sta trascinando Ally, che però cerca ancora di resistere. Ivy confessa alla compagna che non sa per quanto tempo potrà sopportare ancora le sue paure, nel frattempo il piccolo Oz continua ad avere le sue visioni, il confine tra sogno e realtà è sempre labile. Non è d’aiuto Winter (Billie Lourd), che lo avvia a una sorta di rituale e che inizia ad influenzare con i suoi modi anche la terrorizzata Ally, ormai in preda alla paranoia. Anche in questo caso, il personaggio di Billie Lourd non ha nessuna sfumatura che si differenzi rispetto a quanto fatto in “Scream Queens“, l’unica cosa che cambia è l’abbigliamento. Scopriamo poi che i due nuovi vicini di casa, Harrison (Billy Eichner) e Meadow Wilton (Leslie Grossman), sono le stesse persone che hanno ripreso il pestaggio di Kai e sono arrivate in tempo record in casa Chang. Una coppia strana, ancora difficile da collocare all’interno della serie, ma staremo a vedere cosa succederà. Harrison, preso dal panico per via del blackout, inizia a tirare fuori le teorie più strane, incolpando la Russia e l’ISIS e sfoggiando un istinto da prepper paranoico complottista tipicamente americano. Sono apparse le famigerate api che hanno fatto da teaser alla campagna promozionale di “American Horror Story: Cult“, che hanno fatto tornare a galla anche in questo episodio la tripofobia di Ally. Sarà un Halloween all’insegna dei clown, l’abbiamo già detto, che continuano a tormentare Ally e il bambino. Ma non è ancora chiaro se siano frutto di allucinazioni o meno, sembra di essere tornati indietro, a “Murder House“, per certi versi, ma decisamente con meno classe.