Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Ottobre 24th, 2010 | by sally
0Summary: Ottima interpretazione di Ryan Reynolds, che regge tutto il peso di una sceneggiatura claustrofobica, in tutti i sensi.
Claustrofobico ed ansiogeno quanto basta, “Buried” è uno dei film rivelazione dell’anno, già affermatosi come grande successo alla sua presentazione al Sundance Film Festival e già dichiarato film cult. “Buried – Sepolto” è il film che ha spianato la strada di Hollywood all’abile regista spagnolo Rodrigo Cortés, che si è già aggiudicato una certa notorietà nel 2007 per “The Contestant“.
Pellicola indipendente, realizzata con un budget inferiore ai due milioni di dollari e girata a Barcellona, “Buried” ha suscitato l’attenzione di molti personaggi del panorama cinematografico, tra cui Steven Spielberg, che ha immediatamente notato il talento del regista. Rodrigo Cortés ha dichiarato che il suo thriller si ispira ai film di Alfred Hitchcock, ma vi troviamo anche un pò de “I Racconti del terrore” di Edgar Allan Poe, peraltro affetto da tafofobia (la paura di essere sepolti vivi), ma ricorda anche l’episodio della serie tv CSI diretto da Quentin Tarantino, intitolato per l’appunto “Sepolto vivo“. Il film, che si protrae per 94 minuti, ha praticamente un solo attore, Ryan Reynolds, circondato solamente da voci provenienti da un telefono quasi scarico. L’attore di “X-Men Origins: Wolverine“, impersona il camionista Paul Conroy. L’uomo si risveglia improvvisamente in una bara senza ricordare come ci è finito. A sua disposizione solamente una matita, un accendino Zippo e un telefonino arabo. Voi cosa fareste se vi trovaste improvvisamente dentro una bara? E se la bara fosse nel bel mezzo del deserto iracheno? Paul finisce nella bara dopo un attacco al suo convoglio, e riesce a rimettere in ordine i suoi ricordi molto lentamente, mentre cerca di liberarsi il prima possibile da quella trappola mortale. Nel deserto, sotto la sabbia, l’aria inizia presto a scarseggiare, a maggior ragione se c’è solamente un accendino per farsi luce. Il telefonino viene immediatamente utilizzato per chiamare la moglie e chiedere aiuto, i sequestratori di Paul si metteranno in contatto con lui, chiedendo un riscatto che solo l’ambasciata può fornire all’uomo.
Una vera e propria corsa contro il tempo, ma da immobili. Fin dalla prima scena ci ritroviamo quindi catapultati in questo mondo claustrofobico, le riprese sono confuse ed incentrate interamente sul volto del protagonista, una performance notevole per Ryan Reynolds. Teniamo in considerazione che ci vuole una certa abilità per tenere lo spettatore concentrato sulla pellicola per un’ora e mezza senza rischiare che si annoi. E vista la mancanza di scene in esterni e scene d’azione, la responsabilità ricade tutta sull’attore, che in questo caso dà veramente il suo meglio. Una storia originale e ben gestita, l’abilità di Cortés è proprio quella di costruire una storia che si regge da sola anche all’interno di una sola buia, cupa, chiusa ambientazione, tanto da far mancare l’aria anche allo spettatore che deve inevitabilmente arrivare all’ultima scena per scoprire come va a finire.
E come va a finire ovviamente non lo sveliamo, ma c’è da dire che anche sotto terra, all’interno di una bara di legno non sempre si è soli. Rodrigo Cortés sfrutta un argomento molto interessante quanto controverso per la sua pellicola: l’Iraq del 2006, gli attentati terroristici, il ruolo rivestito dall’ambasciata statunitense che forse non va sempre incontro ai “protetti”. A volte si lascia andare anche qualche vita per amor della quiete politica. Un thriller incentrato sull’ansia e la claustrofobia di un uomo che si risveglia intrappolato senza ricordare nulla di quanto gli è accaduto prima, ma una situazione sulla quale, inevitabilmente riescono ad incidere gli eventi esterni, l’orrore di una guerra estenuante e della gestione della politica internazionale, lontani anni luce dall’obiettivo della telecamera, ma terribilmente vicine. La capacità sta appunto nel trasmettere forti sensazioni e nel lasciare lo spettatore in sospeso fino all’ultimo momento senza presentare una varietà di scenari e personaggi. Un solo attore, un solo modo per salvarsi. Decisamente un film ben riuscito, le critiche positive sono pienamente meritate, speriamo che Rodrigo Cortés sappia regalarci ancora il meglio del suo talento. Voto: [starreview tpl=16