Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Agosto 31st, 2017 | by sally
0“Camera Cafè” ricomincia ma non tutti i personaggi sono tornati sul set: la sit-com, che ha debuttato su Italia 1 nel 2003, è stata molto fortunata e da settembre tornerà in tv, però su Raidue.
Luca Nervi e Paolo Bitta (Luca Bizzarri e Paolo Kessissoglu) ovviamente ci saranno e per il momento sono stati confermati anche quasi tutti gli altri personaggi, ad eccezione di Patti (Debora Villa) e Olmo (Carlo Gabardini). Quest’ultimo proprio ieri ha scritto un lungo sfogo su Facebook per spiegare cos’è successo in questi mesi. Ricapitolando, il personaggio di Olmo è quello di un informatico che lavora con contratto a progetto, quindi in condizioni precarie. Nonostante questo, è stato presente in tutte le stagioni e non sarebbe stato difficile riportarlo nella nuova, sebbene non esista più il contratto a progetto. Si tratta di fiction, dopotutto. Non è questo, infatti, il motivo per cui Carlo Gabardini non tornerà. Nel corso delle stagioni precedenti, come lui stesso ha spiegato, ha collaborato a moltissime delle sceneggiature di “Camera Cafè” ed è stato contattato per un ritorno nella nuova stagione, ma poi qualcosa è andato storto:
Non ci sarò né come autore, né come attore; persone a me vicine sono felici di non dovermi più vedere con le camicie hawaiane di Olmo Ghesizzi, a me invece temo mancheranno un poco.
Gabardini ha spiegato quanto “Camera Cafè” sia stato importante nella sua vita, il lavoro svolto e la sorpresa e l’entusiasmo avuti quando ha scoperto che sarebbe stata girata una nuova stagione. Poi ha spiegato meglio i motivi per cui non lo vedremo di nuovo davanti alla celebre macchinetta del caffè:
Alla prima chiamata mi han chiesto se ero interessato a interpretare Olmo o se ormai…
-Ormai, cosa?
-Niente, visto che sei su radio24, scrivi sui giornali, hai fatto comingout, hai pubblicato un libro, ti occupi di diritti, insomma, forse ormai hai preso un’altra strada…
-No, no, sono interessatissimo, non faccio il gay di professione, continuo a fare l’attore e soprattutto l’autore, altrimenti non saprei come pagarmi l’affitto. E sono più interessato a scrivere cameracafé, come ho sempre fatto, e poi se noi autori decideremo che Olmo non serve, Olmo non ci sarà; come abbiamo sempre fatto.
-Okay, allora ti chiameremo anche come autore.
Un mese dopo c’è stata una riunione ridicola fra tutti noi autori storici e la produzione, in cui è stato chiaro dal primo istante che uno di noi si fosse già accordato, lasciando a tutti gli altri ben poco spazio di manovra dovendosi azzuffare per le briciole. Routine. Dolorosa. Ma niente di nuovo o particolarmente originale. Però innervosente, perché una mossa di una stupidità sesquipedale, e amareggiante, perché non si prende cura della qualità del lavoro e delle sceneggiature.
Io ho sempre pensato che il modo migliore (o forse l’unico) per rifare cameracafé fosse farlo tutti assieme col sorriso sulle labbra e divertendosi, dunque, anche perché sono un inguaribile romantico ed emotivo di merda (sono parole di un collega), ho abbozzato e condotto la mia trattativa considerando molto più questo desiderio di realizzare il programma in “comunione”, piuttosto che il mio ritorno economico personale.
La produzione mi offre una cifra così bassa che lei stessa definisce inaccettabile e mi chiede di fare una controproposta; propongo lo stesso cachet di sei anni fa, riparametrandolo al numero minore di episodi di questa stagione, e ne esce un ammontare pari circa al doppio della loro offerta iniziale.
Dopodiché, non mi è arrivata nessuna proposta di nessun tipo.
Dopo due settimane di silenzio, ho chiamato io, e dopo altri 5 giorni di attesa la produzione mi ripropone la stessa identica cifra di partenza, dando un nuovo senso al concetto di “trattativa”. Non vedendo margine ma, per i succitati motivi, standomi a cuore questo programma e la collaborazione coi miei colleghi autori, dico che accetto la loro “inaccettabile” proposta iniziale, non un euro in più, garantendomi solo dei giorni liberi a settimana per poter svolgere altri lavori.
Silenzio imbarazzato. Mi dicono che mi faranno sapere senz’altro in settimana.
Non chiama nessuno, ma vengo a sapere che la mia assenza viene motivata col solito mantra: “Gabardini ha chiesto una cifra esorbitante e non trattabile.”
Soffro. Mi girano i coglioni. Alcune notti, piango.
Scrivo una mail a tutti gli autori, al regista e alla produzione, in cui racconto la mia trattativa e dico molto chiaramente di aver accettato la cifra ridicola di partenza, quindi se c’è volontà di farlo tutti assieme, c’è anche la possibilità.
Alcuni rispondono che non sapevano, altri non sanno bene che dire e sono buffi nel loro dimenarsi in cerca di specchi arrampicabili con meno stridore di vetri graffiati. La produzione mi scrive che mi chiamerà l’indomani.
Era il 14 febbraio.
Non ho più sentito nessuno.
Poi è iniziata la convocazione attori. Quasi tutti i colleghi mi hanno chiamato per sapere cosa avrei fatto, e stavolta ero io a non sapere bene che dire, e stavo parecchio male.
Carlo Gabardini ha poi ribadito l’impatto che la sitcom ha avuto nella sua vita e quanto sia stata dolorosa questa decisione, alla fine obbligata:
Se dicessi che spero che questa edizione vada meglio delle precedenti, ovvero degli oltre 1600 copioni che portano anche la mia firma, mi e vi starei prendendo in giro; però – davvero senza rancore – auguro a tutti che sia una straordinaria coda di un programma che ho amato moltissimo.