Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Maggio 3rd, 2011 | by Marco Valerio
1Dall’11 maggio si alzerà il sipario sulla sessantaquattresima edizione del Festival di Cannes e quest’anno, almeno sulla carta, i titoli interessanti e potenzialmente di qualità abbondano. Diversi arriveranno anche dall’Italia, la cui rappresentanza alle scorse ultime due edizioni è stata abbastanza limitata numericamente (solo Marco Bellocchio in gara con “Vincere” nel 2009, “La nostra vita” di Daniele Luchetti in concorso, con relativo premio alla migliore interpretazione maschile a Elio Germano ex aequo con Javier Bardem e “Draquila – L’Italia che trema” di Sabina Guzzanti fuori concorso lo scorso anno).
In concorso si segnalano due autori, alfieri del nostro cinema, molto amati sulla Croisette e già premiati in precedenti edizioni: Nanni Moretti, vincitore del premio per la regia nel 1994 con “Caro Diario” e della Palma d’Oro nel 2001 con “La stanza del figlio”, e Paolo Sorrentino, premiato nel 2008 con il Premio della Giuria per lo splendido “Il Divo”. Moretti torna a Cannes, a cinque anni di distanza dalla presentazione de “Il caimano”, con il suo straordinario “Habemus Papam”, tragicomica allegoria sull’inadeguatezza e sulla fragilità dell’animo umano, raccontata attraverso le vicende di un Papa che entra in crisi dopo la sua nomina a sommo pontefice e rifiuta il suo nuovo ruolo in quanto non si sente pronto. Il tutto reso memorabile dalla gigantesca e commovente prova di Michel Piccoli che si candida, già da adesso, come un possibile vincitore del premio come migliore attore. Sorrentino porta a Cannes il suo primo film hollywoodiano, realizzato in lingua inglese e coprodotto da Fandango, “This must be the place” (titolo citazione di una celeberrima canzone dei Talking Heads e non è un caso che il leader del gruppo britannico, David Byrne, abbia curato e composto la colonna sonora originale del film) che vede protagonisti i premi Oscar Sean Penn (presidente di giuria che premiò Sorrentino nel 2008) e Frances MacDormand. Il film racconterà la storia di Cheyenne, rock star ritiratasi dalle scene. L’uomo conduce la vita monotona di un pensionato benestante, fino a quando decide di partire alla ricerca di quello che fu il persecutore del padre, un ex criminale nazista che si nasconde negli Stati Uniti. Solo dopo la morte del padre, Cheyenne viene a conoscenza del dramma che il genitore aveva vissuto come internato ad Auschwitz e dell’umiliazione inflittagli da un ufficiale SS. Nel cuore dell’America Cheyenne intraprende così il viaggio che cambierà la sua vita e dovrà decidere se sta cercando redenzione o vendetta. Da sottolineare come il regista napoletano con questo suo ultimo progetto abbia presentato a Cannes ben quattro dei cinque film da lui realizzati, tra l’altro tutti in concorso. Non male davvero! Oltre ai due film in concorso, la schiera di film italiani può contare sull’opera seconda di Alice Rohrwacher, “Corpo celeste”, presentata nella sezione Quinzaine des Réalisateurs e sul film di Fabio Mollo, “Il Sud è niente”, scelto per partecipare a L’atelier 2011, una sezione del Festival che prevede la partecipazione di 15 lungometraggi, provenienti da altrettanti paesi e che sin dalla sua creazione, nel 2005, promuove la crescita di una nuova generazione di registi. Da segnalare inoltre la presenza di tre grandi capolavori del cinema italiano in Cannes Classics, la sezione del Festival del Cinema dedicata alla riscoperta del patrimonio cinematografico mondiale. I titoli italiani sono: “La macchina ammazza cattivi” di Roberto Rossellini, “Il conformista” di Bernardo Bertolucci, che sarà premiato con la Palma d’oro alla carriera, e “L’assassino” di Elio Petri. In programma anche “The Rossellini Project”, come avvenuto per Charlie Chaplin l’anno scorso, un modo per rilanciare e promuovere il progetto di restauro di dieci film del regista italiano tra cui “Roma, città aperta”, “L’Amore”, “Stromboli città di Dio” e “Germania anno zero”, frutto di una collaborazione tra Cinecittà Luce, CSC – Cineteca Nazionale, Cineteca di Bologna e il Coproduction Office.
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