Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Maggio 9th, 2011 | by Marco Valerio
0L’edizione numero sessantaquattro della kermesse francese si aprirà il prossimo mercoledì, 11 maggio, con un grande evento: la consegna della Palma d’oro alla carriera a Bernardo Bertolucci. Gli organizzatori del festival sottolineano “la forza del suo impegno nei confronti del cinema e il legame con Cannes” del regista italiano e annunciano che, a partire da questa edizione, la cerimonia della Palma d’ Oro alla carriera diventerà annuale. Per Bertolucci il cinema rappresenta contemporaneamente un’estensione della vita e una profonda avventura nell’immaginario, un modo di innervarsi nella soggettività e un’esperienza complessa dell’ orizzonte simbolico. Il percorso artistico di Bertolucci può essere riassunto come un passaggio dal cinema come scrittura al cinema come figurazione, valorizzando la componente visiva e spettacolare. In tal senso è esemplare la pellicola che ha consacrato Bertolucci al rango di maestro, portandogli premi e onori internazionali, ovvero “L’ultimo imperatore” (1987), vincitore di nove premi Oscar (tra cui miglior film e miglior regia), quattro Golden Globes e un Cèsar per il miglior film straniero.
Figlio di un poeta e critico letterario, Attilio Bertolucci, Bernardo ha modo di lavorare fin dalla giovane età a stretto contatto con personalità come Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini. Di quest’ultimo sarà assistente alla regia per i film “Accattone” (1961) e “Mamma Roma” (1962). Sempre nel 1962 Bertolucci fa il suo esordio alla regia con “La commare secca”, tratto da un soggetto proprio di Pasolini. Due anni dopo è la volta di “Prima della rivoluzione”, uno dei film più significativi della nuova generazione di cineasti italiani insieme a “I pugni in tasca” (1965) di Marco Bellocchio. La seconda metà degli anni Sessanta è segnata dal documentario “La via del petrolio” (1966), “Agonia” (1967) inserito nel film corale “Amore e rabbia” (1969), “Partner” (1968) e dalla partecipazione alla stesura della sceneggiatura di “C’era una volta il West” di Sergio Leone. Nel 1970 Bertolucci realizza due film, “La strategia del ragno” e “Il conformista”, uno dei suoi film più belli e meno conosciuti, tratto da un romanzo di Moravia. La grande notorietà per Bertolucci arriva nel 1972, con un film scandaloso che ha di fatto segnato un’epoca: “Ultimo tango a Parigi”, con Marlon Brando e Maria Schneider dove il sesso è visto come unica risposta possibile, ma non definitiva, al conformismo del mondo circostante; i protagonisti di questo film, come quelli che seguiranno, sono esseri alla deriva, quasi sbandati, la cui unica via d’uscita è la trasgressione. Il film, dopo la sua prima proiezione a New York, subì notevoli traversie censorie in Italia (che comunque non impedirono al film di piazzarsi secondo nella classifica cinematografica 1972-1973); ben presto sequestrata, la pellicola venne ritirata dalla Cassazione il 29 gennaio 1976, e il regista fu condannato per offesa al comune senso del pudore, colpa per la quale venne privato dei diritti civili per cinque anni, fra cui il diritto di voto. Bertolucci incrementa la sua notorietà con le opere successive, da “Novecento” (1976), epico affresco delle lotte contadine emiliane dai primi anni del secolo alla Seconda guerra mondiale a “La luna” (1979) fino a “La tragedia di un uomo ridicolo” (1981), con Ugo Tognazzi premiato a Cannes come miglior attore. Dopo il trionfo de “L’ultimo imperatore” nel 1990 Bertolucci gira “Il tè nel deserto” (1990), mentre nel 1993 è la volta de “Il piccolo Buddha”. In seguito il regista torna a girare in Italia riprendendo le sue predilette tematiche intimiste con risultati alterni di critica e pubblico, a partire da “Io ballo da sola” (1996), per proseguire con “L’assedio” (1998) e “The Dreamers” (2003), che ripercorre una vicenda di passioni politiche e rivoluzioni sessuali di una coppia di fratelli, nella Parigi del 1968. Nel 2007 Bertolucci ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera al Festival di Venezia.