Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Aprile 27th, 2016 | by sally
Summary: Una commedia divertente che lascia spazio alla riflessione e che va seguita con assoluta ironia.
Arrivato nelle sale italiane lo scorso gennaio, “Dio esiste e vive a Bruxelles” (Le tout nouveau testament) è un film di Jaco Van Dormaelned ha già ottenuto premi e numerosi elogi dalla critica, peraltro meritatissimi.
Il titolo italiano prende vita dall’attacco del film originale, in cui Dio (Benoît Poelvoorde) è un uomo sadico, che beve e fuma davanti a un pc datato dal quale decide il destino degli uomini, divertendosi moltissimo nel vederli soffrire, chiuso in una stanza alla quale solo lui ha accesso. Vive in una casa senza via d’uscita insieme alla moglie (Yolande Moreau) che passa le giornate a ricamare e inseguire la sua passione per il baseball e la figlia Ea (Pili Groyne): dieci anni, ribelle e curiosa, non approva la condotta del padre e il fratello JC (Jesus Christ, interpretato da David Murgia) è una statuetta che comunica solo con lei, altro figlio ribelle andato nel mondo per salvarlo insieme ai suoi apostoli, l’unico a conoscere il modo per uscire di casa oltre al padre. Ea decide di mettersi in gioco e cambiare le sorti dell’umanità, su consiglio del fratello andrà a cercare i nuovi apostoli per scrivere il “Nuovo Nuovo Testamento” e manomettendo il computer di Dio, dal quale verranno inviate a tutta l’umanità le date di morte di ciascun individuo. Dio, infuriato non poco con la figlia che gli ha messo il bastone tra le ruote, dovrà quindi scendere in Terra, il posto che lui stesso ha creato secondo le sue leggi, ma che non sembra conoscere così bene.
La commedia di Jaco Van Dormaelned scorre piacevolmente, in particolar modo nella prima parte, con battute sagaci e sketch esilaranti. Il regista ribalta completamente il punto di vista, i puristi del cristianesimo rimarranno offesi se privi dell’ironia necessaria per prendere visione di una commedia dissacrante, portata al limite della fantasia. La piccola Ea una volta arrivata sulla terra partirà alla ricerca dei suoi apostoli, gente comune che ha commesso anche gravi errori, pronta a redimersi in nome dell’amore e profondamente delusa dalle leggi di Dio. “Dio esiste e vive a Bruxelles” è realizzato con un tocco giocoso ma mai offensivo, ribalta tutti i canoni e gioca con un argomento tabù, quasi intoccabile. Curiosa l’ambientazione a Bruxelles, soprattutto alla luce degli ultimi drammatici eventi, e la volontà di scherzare su un tema estremamente delicato seppur messo spesso in discussione.
Il film non risulta blasfemo se ci si ricorda che non bisogna mai prendersi troppo sul serio e i riferimenti ad altre pellicole e le citazioni sono tantissime: da “Shining” fino alla Legge di Murphy, l’opera di Van Dormaelned ricorda molto i film di Jean-Pierre Jeunet come “Il favoloso mondo di Amelie” e il celebre “Una settimana da Dio” in cui l’Altissimo aveva il volto di Morgan Freeman. Naif, ironico, “Dio esiste e vive a Bruxelles” offre un punto di vista singolare sull’intera faccenda e ci pone di fronte a molti quesiti. Come si comporterebbero le persone se conoscessero la loro data di morte? Sarà una donna a capovolgere tutte le credenze che fino a poco prima sembravano essere certezze assolute e, se non assolute, quantomeno salvifiche per l’anima. Tutto cambia a causa di una figura che troppo spesso viene messa da parte e relegata a poche mansioni, all’interno di una sceneggiatura surreale e colorata in cui fa la sua comparsa la grande Catherine Deneuve nei panni dell’anti-diva per eccellenza (con qualche rimando all’opera di Fellini), colei che preferisce la compagnia di un gorilla a quella di un marito borioso e disinteressato.
Aristico, onirico e poetico, puerile come solo i film francesi sanno essere, con quel tocco di ingenuità che Francia e Belgio conoscono bene, mai volgare e pulito anche quando di pulito c’è ben poco da rappresentare, davanti a un mondo devastato dalle guerre e dalla cattiveria, dal sessismo, l’omofobia e le malattie. I personaggi sono raccontati bene per la funzione che devono svolgere e il finale porta al picco massimo il punto di vista visionario del regista che più che voler stravolgere le carte in tavola e offrire un nuovo inizio da cui partire, regala la possibilità di riflettere godendo di una commedia che non annoia mai e non eccede nè tantomeno lascia col senso di amarezza ma si spoglia di tutta l’ipocrisia e ci lascia con ottimismo e con una misericordia che il Dio del film, quello ubriacone e sgraziato interpretato da un perfetto e prodigioso Benoît Poelvoorde, non ha mai avuto verso ciò che ha creato.