Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Dicembre 1st, 2013 | by sally
0Summary: La bellezza di "Don Jon" sta tutta nella semplicità con cui Gordon-Levitt ha voluto costruire i personaggi, raccontando la realtà nuda e cruda, senza sforzi.
Joseph Gordon-Levitt debutta alla regia di “Don Jon“, storia d’amore divertente ma brutalmente cruda che vede protagonista un ragazzo ossessionato dai film porno.
In questa nuova commedia la coppia uomo-donna viene portata all’estremo, ogni ruolo viene raccontato nelle sue abitudini e nei suoi eccessi, i personaggi sono delle piccole caricature dell’essere umano medio e proprio per questo la pellicola risulta piacevole nella visione, ma non del tutto riuscita, soprattutto a livello tecnico.
Don Jon è il soprannome dell’italo-americano Jon Martello (Joseoph Gordon-Levitt), porno addicted che trascorre le serate insieme agli amici a scegliere le ragazze da portarsi a letto. Jon non sbaglia un colpo, ogni sera riesce a portare una ragazza a casa, la sua vita è scandita da abitudini, da gesti ripetitivi che a forza di ripetersi lo mandano in crisi al minimo cambiamento. Jon è un malato di film porno, ne guarda tantissimi ogni giorno ed è fortemente convinto che siano molto meglio del sesso nella vita reale; nonostante abbia successo con le ragazze, non si sente mai pienamente soddisfatto come quando guarda i film porno, perché non ha mai valutato l’idea di non mantenere solo rapporti superficiali, ma di andare fino in fondo. Don Jon ripete sempre le stesse azioni in palestra, ogni domenica va a messa, si confessa e racconta al prete quante volte si è masturbato e quanti film porno ha guardato, quanti rapporti sessuali ha avuto al di fuori del matrimonio e a questi equivalgono tot Ave Maria e Padre Nostro (da recitare facendo i pesi), poi va a pranzo con la famiglia. La sorella silenziosa sempre attaccata al telefono (ma non per questo poco attenta a quel che le accade intorno), il padre “caciarone”, con tanto di canottiera bianca, che mangia spaghetti al sugo guardando il football e sbraitando contro la moglie, che in silenzio subisce cercando di portare sempre la pace.
Tutto cambia quando Don Jon incontra Barbara (Scarlett Johansson), ragazza bellissima e provocante per cui perde la testa. I due iniziano una relazione in cui, incredibilmente, per un mese il sesso non esiste; Barbara riesce a manipolare il nuovo fidanzato per ottenere tutto quello che vuole in cambio e si sa, il sesso è uno strumento potentissimo se ben usato e calibrato. Ma sia Barbara che Jon sono persone superficiali, la loro relazione inizia a traballare quando Jon incontra Esther (Julianne Moore), una donna lacerata dentro, ma capace di farlo riflettere e di fargli provare emozioni nuove, di aprirgli la mente.
“Don Jon” è una favola moderna a lieto fine: il porno, internet, le relazioni superficiali, sono storie che vediamo e viviamo quotidianamente, ne siamo circondati. Da un lato c’è l’uomo palestrato che pensa solo al sesso e crede che il porno non sia finzione; dall’altro c’è la ragazza che sfrutta il fidanzato, sottomettendolo e costringendolo a fare tutto ciò che vuole, come guardare film sdolcinatissimi. E’ divertente, a tal proposito, il cameo di Anne Hathaway e Channing Tatum, un’ironia azzeccata sulle grandi commedie romantiche made in Hollywood. Questo film si differenzia da quel tipo di commedia perché cerca, a volte forzatamente, un’impronta indie. Come esordio dietro la macchina da presa per un lungometraggio, quello di Joseph Gordon-Levitt non è niente male, ma c’è ancora molto da lavorare, dalla fotografia e le scene incerte, fino alla sceneggiatura, abbastanza banale da non risultare tra le migliori dell’ultimo anno, se non per la freschezza e la leggerezza con cui affronta argomenti che talvolta diventano oggetto di più impegnate dissertazioni, in altre opere e in altre occasioni. La prova dei due attori principali è del tutto apprezzabile, così come quella di Julianne Moore, donna trascurata ma ancora capace di sorridere e trovare un senso alla sua vita. La bellezza di “Don Jon” sta tutta nella semplicità con cui Gordon-Levitt ha voluto costruire i personaggi, il modo in cui ha dato loro vita sulla sceneggiatura e sullo schermo, senza grandi pretese, se non quelle di raccontare una realtà senza fronzoli nè uno sforzo evidente e maldestro di rincorrere l’originalità a tutti i costi.