Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Marzo 22nd, 2017 | by Alessandro Testa
Summary: Una guerra di spie nella Corea degli anni 20 occupata dai giapponesi. Intrighi e azione ai massimi livelli.
Nominato agli Oscar 2017 come miglior film straniero, “The Age of Shadows” di Kim Jee-woon aprirà le danze della 15a edizione del Korea Film Fest, a Firenze dal 23 al 31 Marzo 2017 presso il cinema La Compagnia e in altri spazi della città.
Conosciuto e pluripremiato per il western “Il Buono, Il Matto e il Cattivo“, il regista coreano questa mattina ha presentato alla stampa il suo ultimo lavoro, apprezzato dalla critica per le frenetiche e brillanti scene d’azione: “The Age of Shadows” racconta la battaglia tra gli invasori e i ribelli per la libertà nella Corea degli anni 20 occupata dai giapponesi. Tradimenti, spionaggio e suspence sono gli ingredienti di una pellicola raffinata e con grande ritmo.
Lee Jung-chool, poliziotto coreano al soldo degli occupanti nipponici, riceve l’incarico di identificare e neutralizzare un gruppo armato che lotta per l’indipendenza del paese. Inizia così a dare la caccia al loro leader, Kim Woo-Jim, ma la missione si trasforma ben presto in un pericoloso doppio gioco: i traditori sono da entrambi i lati della barricata, e i due uomini si lanciano in un sottile e subdolo confronto psicologico per cercare di estorcersi a vicenda informazioni preziose.
Una spy story in salsa coreana riguardante un tema al quale il regista Kim Jee-woon è da sempre stato molto legato:
Fin da piccolo sono sempre stato appassionato di questo movimento di liberazione. Ci sono stati vari film in Corea ambientati in questo periodo storico, ad esempio “The Handmaiden” (conosciuto in Italia come “Agassi“) di Park Chan Wook.
Il cast di attori è di primissimo ordine, con l’accoppiata vincente Song Kang-Ho (“The Host“, “The Throne“, “Snowpiercer“) e Gong Yoo (“Train To Busan“) a rendere tutto più avvincente e realistico:
(Kong-Ho) riesce a gestire benissimo la tensione e il relax: è capace di rendere l’atmosfera di ghiaccio, e un attimo dopo rilassarla.
Il regista spicca nella capacità di rendere la trama sempre più ingarbugliata, senza però perderne la presa. Ogni filo va a posizionarsi nel punto giusto, contribuendo a formare un disegno splendidamente definito. La sequenza iniziale è una violenta catapulta all’interno della storia. E nonostante si abbia la sensazione che nel finale il regista indugi troppo a concluderla, “The Age of Shadows” rimane un lavoro costruito ad arte per appassionare, coinvolgere e anche schockare lo spettatore.
Un film che, afferma il regista, “piacerebbe anche alla Corea del Nord perché è ambientato in un periodo in cui il paese era ancora unito contro il nemico comune giapponese“.