Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Ottobre 22nd, 2017 | by sally
0Summary: Una deliziosa commedia che finalmente dà spazio a una fase della vita delle donne troppo spesso accantonata dal cinema.
Aurore (Agnès Jaoui) sta attraversando una fase della sua vita molto particolare: la menopausa.
Non si sente mai parlare di questo argomento al cinema e solo adesso, forse, se ne occupa un po’ di più in altri ambiti. Blandine Lenoir ha scelto di farlo con la leggerezza della commedia, senza tralasciare sfumature più intense all’interno del ritratto di una donna con problemi e paure, circondata da donne che, come lei, vivono i dilemmi di ogni età. Sebbene la storia si concentri sul personaggio di Aurore, infatti, la Lenoir non trascura le altre generazioni: i pianti dell’adolescenza, la gioia del parto e di una nuova vita in arrivo, il bisogno di essere amate, la solitudine della vecchiaia e il coraggio che ci vuole per non arrendersi mai. “50 primavere” fa capire che nella vita siamo costantemente messi alla prova, con una storia raccontata esclusivamente dal punto di vista femminile. Le protagoniste hanno una cosa in comune: cercano tutte conforto, amore. E si supportano a vicenda, come possono, non senza scontrarsi qualche volta.
Aurore è una donna divorziata, che si ritrova senza lavoro. Ha paura di invecchiare e subentrano i fastidiosi sintomi della menopausa: le caldane, gli incontenibili sbalzi d’umore. Le parole del medico sono poco rassicuranti, Blandine Lenoir sottolinea infatti la poca sensibilità di un uomo rispetto a un argomento così importante per una donna e la solidarietà che Aurore incontra, invece, da parte delle altre donne. Diciamo la verità, quest’ultimo passaggio non accade troppo spesso ma sarebbe bello se fosse davvero sempre così. Blandine Lenoir ha uno sguardo molto attento, racconta e denuncia al contempo: ci sono gli uomini che molestano per strada (argomento più attuale che mai), che danno per scontato e che non riescono mai a cogliere le problematiche reali delle donne. Donne che lavorano, hanno figli, gli ormoni impazziti, una vita da ricostruire. Aurore spera di poterlo fare finalmente quando, dopo 25 anni, incontra il suo primo vero amore. Tutto intorno a lei sembra sgretolarsi, la figlia minore decide di partire, quella maggiore sta per iniziare una famiglia tutta sua. La scena emblematica del film rimane quella in cui la donna, da sola in casa, balla sulle note di una canzone di Nina Simone, immaginando di avere tutte le figlie ancora con lei. Non sta succedendo nulla che non sia già successo a tutti e che non sia già successo in altre fasi della vita: il cambiamento. È curioso di quanto in fretta dimentichiamo la fastidiosa sensazione di trovare tutto ciò che prima era in ordine improvvisamente fuori posto e della determinazione e il tempo che servono per riordinare tutto. Con la consapevolezza, peraltro, che la stabilità non durerà tanto a lungo, tornerà un altro uragano a scombussolare ogni cosa.
“Aurore (50 primavere)” è una commedia che scorre leggera, grazie anche all’interpretazione di Agnès Jaoui, che si cala perfettamente nella parte di un’Aurore in piena crisi da menopausa. Non è una commedia con alte pretese, ma Blandine Lenoir non trascura nemmeno un dettaglio, riesce a ritrarre le donne di tutte le età in tutte le loro possibili situazioni, senza mai appesantire la narrazione. Semmai rendendola a tratti caricaturale e con la solita nota poetica e malinconica di fondo che contraddistingue da sempre la cinematografia francese. È pulita e sincera, senza troppe sovrastrutture. Risuonano insistenti le note di “Aint’ got no / I got life”, il bellissimo medley di “Hair” interpretato da Nina Simone che racchiude l’essenza della storia. Vivere, è ciò che conta. Libere e con coraggio.