Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Maggio 15th, 2014 | by Alessandro Testa
0Dopo un primo focus sulla famiglia Savastano, nel secondo episodio di “Gomorra – La serie” si alzano i ritmi della storia, con i personaggi che rafforzano personalità e ruolo e con il grado di violenza in tendente aumento.
Ecco dunque il riassunto del 2° episodio della serie, in onda sul canale Sky Atlantic ogni Martedì sera:
Mentre Ciro (Marco D’amore), dopo la morte di Attilio, informa dolorosamente la famiglia dell’impossibilità di fargli un funerale in chiesa (“è morto con la pistola in mano”), i malaffari di Don Pietro si complicano dopo una soffiata su un carico di droga, fermato dalla Guardia di Finanza. Il boss inizia a pensare che tra i suoi uomini qualcuno abbia fatto la spia e comincia a guardarli con sospetto.
Nel frattempo, suo figlio Genny dimostra tutta la sua stupida ingenuità: dopo aver litigato con un boss minore per una ragazza, si vendica provocando un vero disastro di fronte casa sua. Il padre è costretto a intervenire, ma non accettando le pretese dell’altro capo (Genny deve ripulire tutto), ordina ai suoi uomini di ammazzarlo.
Don Pietro (Fortunato Cerlino) si rende conto dell’immaturità del figlio e ordina a Ciro di insegnargli come si vive. Ciro, onorato, accetta e porta Genny ad ammazzare la sua prima persona a sangue freddo. Il ragazzo, tuttavia, pur colpendo il malcapitato, non riesce ad ucciderlo, costringendo l’amico a finirlo al posto suo. A quel punto i due fanno un patto: per non fare brutta figura col padre, diranno che ad ammazzare l’uomo è stato Genny (Salvatore Esposito). La bugia però dura poco. I due raccontano al boss due versioni diverse e Don Pietro si accorge dell’inganno. Ciro prova a giustificarsi:
“Perchè mi hai raccontato una cosa diversa?”
“Don Pietro, Gennaro vi voleva fare contento”
Il boss accetta le sue scuse. Dopotutto ha grande fiducia in Ciro e per lui ha progetti importanti in futuro: quando Genny sarà cresciuto e divenuto capo clan, dovrà essere Ciro il suo braccio destro. Per suggellare questo patto, però, Don Pietro vuole che lui gli dimostri una totale lealtà bevendo la sua urina. Ciro lo fa, resistendo agli urti di vomito e convincendo il boss di non essere lui la spia che cerca.
Don Pietro fa ricadere tutti i suoi sospetti su uno dei suoi uomini: Renato, suo scagnozzo da una vita e ultimamente più silenzioso e indipendente. Il boss è convinto di aver trovato la talpa e la uccide in uno scatto d’ira.
Ma la sua valutazione si rivela errata. Un suo informatore viene a sapere, poco dopo, che la spia è ancora in circolo e a breve farà un’altra soffiata per telefono. Le immagini portano dritte su Ciro che, con in mano un bigliettino, è in procinto di fare una telefonata riservata. Ma quella chiamata non verrà effettuata. Genny, emotivamente colpito dal suo rito di iniziazione, fa un incidente in moto ed è all’ospedale; Don Pietro viene fermato per un controllo dalla polizia, trovato in possesso di una borsa piena di soldi e droga, e finisce in carcere.
Con i due Savastano momentaneamente fuori dai giochi, Ciro comprende di essere lui a dover comandare il clan e si appresta, prontamente, a bruciare il bigliettino.