Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Giugno 4th, 2014 | by Alessandro Testa
0La camorra non è una fiction e “Gomorra – La serie” è qui per ricordarcelo. Stavamo perdendo il controllo di noi stessi, stavamo cadendo nel tragico errore di confondere tutto quanto. E’ finzione, dopotutto. Ci sono attori, registi, produttori, sceneggiatori e cameraman. Quello che vediamo non è la realtà. Ci sbagliavamo.
Non che ci fosse veramente qualcuno così stupido da credere che “la camorra non esiste“, ma ammettiamolo: inconsciamente, puntata dopo puntata, stavamo provando sempre più empatia verso alcuni personaggi, disprezzo verso altri. Dimenticando un importante concetto di base: sono tutti camorristi.
Bastardi senza onore, arrivisti meschini e privi di ogni etica. Ladri, criminali, assassini, mostri da disprezzare, dal primo all’ultimo. E forse in primis siamo stati anche noi ad aver sbagliato i toni di qualche riassunto. In alcuni passaggi trasparivano emozioni e punte di soddisfazione: un tifo morboso, errore tipico di chi osserva da un comodo divano di casa.
Ma l’episodio numero nove di “Gomorra – La Serie” ci butta a terra e ci dà giù duro sulla nostra coscienza. Graffia e picchia, ringhia e schiaffeggia. E ci caccia in gola un urlo straziante che viene da lontano (ma neanche troppo): la storia vera di Gelsomina Verde, ragazza di appena 22 anni che nel 2004 venne sequestrata, torturata, uccisa e bruciata dalla camorra. La ragazza perse la vita per un regolamento di conti in cui lei non c’entrava niente, se non per il fatto che fosse l’ex fidanzata di uno degli Scissionisti di Secondigliano. Nel Dicembre del 2008 il 35enne Cosimo Di Lauro venne condannato all’ergastolo, perché ritenuto mandante dell’efferato omicidio.
Per continuare il filo logico avviato dall’inizio della serie e per “dovere di cronaca” , provvederemo a raccontare – diciamo la verità, stavolta controvoglia – gli sviluppi che ci sono stati in questo episodio:
Dopo aver fatto diventare sindaco di Giugliano il suo amico Michele Casillo, Genny Savastano (Salvatore Esposito) si gode i frutti del suo enorme potere concedendo appalti a chi preferisce e progettando diverse costruzioni sul territorio. Anche i rapporti con la famiglia Conte, rivale di sempre, sono stati riallacciati dopo i recenti accordi economici.
Inoltre, se ci sono delle beghe da risolvere, come zittire gli imprenditori che non sottostanno alle regole dei Savastano, ci pensa Ciro Di Marzio (Marco D’Amore) a risolvere tutto. Il boss Genny è tornato a fidarsi del suo vecchio amico, ma continua comunque a considerarlo solo un ‘ottimo soldato‘, definizione che a Ciro inizia a stare stretta.
A Ciro non piacciono i modi che usa questo nuovo capo-clan, così tanto sfrontato e sicuro di sè da sentirsi un Padreterno: malessere che si sta espandendo anche tra gli altri uomini di Savastano, che per tanti anni avevano servito il padre di Gennaro, Don Pietro (Fortunato Cerlino).
Intanto Ciro ha trovato un nuovo ragazzo a cui insegnare il mestiere. Si chiama Daniele, è giovane e fa il meccanico. Dopo averlo fatto lavorare come corriere, vedendo che ha coraggio da vendere gli affida subito un incarico importante. Se veramente vuole lavorare per lui, deve uccidere un imprenditore che si rifiuta di saldare un debito. Convinto anche dal generoso acconto offerto da Ciro, ‘Danielino’ (Vincenzo Sacchettino) accetta l’incarico e il giorno stesso, per festeggiare, compra un costoso anello alla sua giovane fidanzatina Manu.
Ma dopo aver commesso l’omicidio, si accorge di essere stato incastrato: l’uomo che ha ucciso a bruciapelo non è un semplice uomo d’affari, bensì Tonino Russo (Pietro Juliano), uno dei pezzi grossi della famiglia Conte. Daniele è solo un ragazzo, ma sa bene che ciò che ha fatto equivale a ricevere una condanna a morte. Quindi saluta frettolosamente la ragazza, spegne il cellulare e scappa lontano da Ciro, il quale adesso lo sta cercando.
Il giovane era solo una pedina del torbido scacchiere di Ciro, utile a far credere ai Conte che fosse Genny Savastano il mandante dell’omicidio, al fine di far riscoppiare una guerra fra clan. Ma con Daniele ancora in vita, il piano rischia di saltare. Inizia così una caccia all’uomo silenziosa, che passa per una strada disumana e se possibile ancor più criminale: Ciro sequestra la fidanzata del ragazzo e in una scena raggelante la tortura per farsi dire dov’è Daniele. Si scopre poi che la bella e innocente Manu (Denise Perna) verrà uccisa e bruciata. Questa è la storia di Gomorra, questa è la storia di Gelsomina Verde.
Il caso vuole che Daniele sia il fratello minore di Massimo, uno degli autisti fidati del boss rivale Salvatore Conte. Il ragazzo si è nascosto in una vecchia casa abbandonata e ha saputo dell’atroce morte della ragazza. Se chiamasse il fratello potrebbe raccontargli cosa è successo e spiegargli che è stato Ciro ad incastrarlo. Il telefono squilla, ma Massimo al momento è impegnato e promette di richiamarlo più tardi.
Fra le lacrime, Daniele è tormentato da mille pensieri. Così prende la pistola, se la mette in bocca e chiude gli occhi. E poi è il buio.