Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Gennaio 29th, 2013 | by alessandro ludovisi
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Leos Carax torna – finalmente – alla regia 13 anni dopo l’acclamato “Pola x”, e lo fa con un film estremamente complicato, composto da brevi episodi ed alcuni interpreti d’eccezione, come Eva Mendes, Kylie Minogue e Michel Piccoli che hanno prestato il loro volto e corpo all’opera del regista francese. Il vero protagonista della pellicola è, però, Denis Lavant, attore feticcio di Carax, già protagonista in “Rosso Sangue” e “Gli amanti di Pont-Neuf”. La pellicola, presentata a Cannes, ha ottenuto una nomination alla Palma d’oro (andata poi ad “Amour”, di Haneke) conquistando un meritato premio della giuria.
Monsieur Oscar gira a bordo di una lussuosa limousine, adibita a camerino, per le strade di Parigi, accompagnato dalla fedele e bionda assistente Céline che gli ricorda i vari appuntamenti della giornata. Oscar non svolge un lavoro sedentario né tantomeno monotono: lui è infatti un “attore di vita quotidiana” e capace di interpretare più ruoli nell’arco di ventiquattro ore, dalla vecchietta mendicante, all’anziano morente, da killer, a vagabondo, da performer per la motion capture a oppressivo e severo padre di famiglia. Finirà per rincontrare anche la donna che ha sempre amato, anche se solo per un fugace momento…
La pellicola di Carax si apre con una inquadratura all’interno di una sala cinematografica, riempita da un pubblico semi-dormiente e apparentemente incapace di provare emozioni, per poi spostarsi all’interno di una camera da letto dove assistiamo al risveglio di un uomo capace successivamente di entrare, grazie a una misteriosa porta, proprio all’interno del cinema stesso. Come se l’anima del pubblico si concentrasse in una sola figura e se il risveglio fosse unica condizione necessaria per tornare a provare emozioni. E quale modo migliore, se non quello di raccontare storie, per arrivare dritto al cuore dello spettatore cinematografico? Carax ci prova, lasciandoci immergere in una serie di brevi storie che hanno per protagonista Oscar, lavoratore di una misteriosa azienda, capace di ricoprire più ruoli nel corso della stessa giornata. Una faticaccia, insomma, come quella provata dal cinema e da chi fa cinema per coinvolgerci e risvegliarci.
Sono numerose le citazioni, anche “interne”, basti pensare al personaggio del Signor Merde, e i continui richiami a un cinema evidentemente di ispirazione per il regista che, per questa piccola grande impresa, si è potuto fregiare della disponibilità di Eva Mendes, nel ruolo di una intrigante ed avvenente “Maria” costretta suo malgrado ad accudire uno sporco e bisognoso bambinello, in un improvviso e coatto misticismo, e Kylie Minogue, interprete di una struggente esibizione canora.
Come fosse una antologia di opere incompiute, o forse agognate e desiderate, Carox sembra inserire nel film una sorta di testamento cinematografico fortemente autobiografico raccontando brevemente dei personaggi ricchi di significato, grazie a una interpretazione incredibilmente ben riuscita dell’istrionico Denis Lavant.
“Holy Motors” parla di cinema, e parla al cinema, raggiunge il cuore dello spettatore abulico e dormiente per prenderlo per mano attraverso un impegnativo viaggio nei meandri della cinematografia di nicchia, colpevolmente ignorata dalla massa. Un piccolo gioiello di logica pirandelliana che ci induce a riflettere sulle maschere della vita quotidiana, quelle da noi indossate e quelle che gli altri indossano con noi.
Coinvolgente e indimenticabile
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