Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Gennaio 26th, 2011 | by sally
0Summary: Anche per chi non ama i western ma soprattutto per chiunque ami il buon cinema.
Dopo “A Serious Man“, Joel ed Ethan Coen tornano in sala cimentandosi nel loro primo vero western. E per essere un primo tentativo, il risultato è davvero eccellente, soprattutto considerando le dieci nominations agli Oscar 2011. Tratto dal romanzo di Charles Portis, il film era già approdato in sala nel 1969. “Il Grinta” in questo caso era diretto da Hendry Hathaway e il protagonista aveva il volto di John Wayne (che si aggiudicò l’unico premio Oscar della sua carriera proprio grazie a questo film). Questa volta- e c’è da premettere che non fa rimpiangere nulla e nessuno ed oltrepassa ogni paragone- troviamo un abilissimo Jeff Bridges, che già dai tempi de “Il Grande Lebowski” ci aveva fatto capire di che pasta è fatto, ma soprattutto quanto si trovi bene nei panni dell’alcolizzato (ricordiamo anche la sua apprezzatissima performance in “Crazy Heart” con la quale si è aggiudicato l’Oscar lo scorso anno).
I fratelli Coen per l’occasione hanno deciso di riunire un cast stellare e direttamente da “Non è un paese per vecchi” hanno ripescato Josh Brolin ed aggiungono Matt Damon, al momento il migliore attore in circolazione under 40 insieme a Leonardo DiCaprio. E non è finita qui, perché tra le new entries del film ce n’è una davvero inedita: l’emergente tredicenne Hailee Steinfeld. LA TRAMA- Mattie Ross è senza alcun dubbio l’eroina più cazzuta della letteratura e sarebbe stato un vero peccato non rappresentarla a modo anche sul grande schermo. Mattie ha quattordici anni ed arriva a Fort Smith alla ricerca di Tom Chaney, l’assassino di suo padre. L’uomo ha fatto perdere le sue tracce fuggendo nel territorio indiano subito fuori Fort Smith, ma la ragazza è più determinata che mai a catturarlo e a fargli avere la giusta punizione. Senza alcun timore ma con la consapevolezza di non poter riuscire da sola nell’impresa, la giovane Mattie decide di reclutare due sceriffi della città per catturare Chaney. Uno è l’ubriacone Rooster Cogburn, privo di un’occhio ma mai senza una bottiglia di whiskey. Il vecchio ubriaco dal grilletto facile rifiuta più volte la richiesta di Mattie, per poi arrendersi alla sua incredibile determinazione. L’altro è il texas ranger LaBeouf, uomo dalla parlantina sciolta e dal ciuffo indomabile che sta cercando Chaney per riportarlo in Texas, poiché sulla sua testa pende una taglia importante per aver ucciso un senatore. L’incontro tra questi tre personaggi darà vita ad una grande avventura alla ricerca del criminale colpevole, ma non senza difficoltà. La banda di Lucky Ned, che copre Chaney, è un gran bel problema, ma ancor di più lo è la mira di Rooster, abbinata alla spietata rivalità con il giovane texas ranger. I PERSONAGGI: ROOSTER COGBURN– Jeff Bridges ci rende partecipi di una delle sue performances più azzeccate nei panni dello strampalato sceriffo ubriacone. Rooster vive nel retro dell’emporio di un cinese, passa le giornate a bere whiskey nel tentativo di dare la caccia ai criminali, specialmente a Lucky Ned, acerrimo ed immancabile nemico. Il problema di Rooster è che non sempre è molto lucido, ma appare schietto e deciso a portare a termine le missioni che gli vengono affidate, seppure con qualche spargimento di sangue. Bridges è davvero in forma, a partire dall’inflessione della voce, passando per la gestualità: l’attore è completamente dentro il suo personaggio e risulta più convincente che mai. LABEOUF- Matt Damon veste i panni del texas ranger chiacchierone, ma determinato tanto quanto Cogburn ad ottenere ciò che vuole e capace di parlare così tanto da stordire il prossimo. Il texas ranger oramai nell’immaginario collettivo ha il volto di Chuck Norris, ma in realtà anche LaBeouf sa il fatto suo e in quanto a tempismo, non ha nulla da invidiare al suo collega. Ottima interpretazione anche per Damon, che conferma ancora una volta di essere in grado di passare da un ruolo all’altro senza perdere di spessore e soprattutto è talmente professionale da farsi arrotolare la lingua per simulare la mancanza di un pezzo della stessa e quindi la difficoltà nel parlare. TOM CHANEY- Senza Tom Chaney i tre personaggi principali non si sarebbero mai potuti incontrare. A prestare il volto al ladro fuggitivo è Josh Brolin, che purtroppo si vede solamente nell’ultima parte della pellicola, pur mantenendo alto il livello dell’interpretazione, confermando che quella dei fratelli Coen, per quanto riguarda il cast, è stata una scelta perfetta. Gli attori insieme funzionano davvero bene e trasmettono questa sintonia direttamente allo spettatore. HAILEE STEINFELD- Ha solamente tredici anni ma è assolutamente promettente. La giovane Hailee ha impersonato nel migliore dei modi la determinazione di Mattie Ross, ed al contempo ha saputo rendere l’idea della fragilità e della tenerezza che fa parte di una quattordicenne rimasta senza padre, ma tuttavia ostinata a vendicarsi. Si tratta di un contrasto netto: Mattie è una bambina davvero speciale, ma rimane pur sempre una bambina che ha bisogno di figure di riferimento. Una volta morto il padre e una volta andata via di casa in cerca di Chaney, Mattie si ritroverà sotto la protezione dei due strampalati soggetti ai quali ha chiesto aiuto. Bravissima la Steinfeld, entrata perfettamente nella parte senza farci rimpiangere le attrici navigate.
Le tematiche trattate ne “Il Grinta” non hanno poi tutta questa originalità: la vendetta è la colonna portante e l’intera sceneggiatura ruota attorno alla figura di Mattie Ross, la giovane determinata ad ottenere con qualsiasi mezzo ciò che vuole. La pellicola scorre piacevolmente ed intrattiene lo spettatore con battute secche e pungenti, i fratelli Coen dimostrano la loro abilità nei dialoghi, ma soprattutto nell’offrire spessore ai personaggi. Perché, se da un lato il film ruota attorno alla figura di Mattie, non vengono tralasciati gli altri due protagonisti, nè tantomeno Chaney e Lucky Ned, fino ad arrivare all’immancabile duello finale. Niente che non abbiamo già visto, viene da pensare. Un western come tanti. Ma se così fosse non si spiegherebbe il grande successo ottenuto in patria, nè tantomeno avrebbero motivo di esistere dieci nominations all’Oscar. I cliché sfuggono alla loro stessa natura, i Coen sono capaci di “originalizzarli” e portare una ventata d’aria fresca. La perspicacia, i tempi perfetti, la ricercatezza del paesaggio e la particolarità di ogni personaggio, fanno di “True Grit” una delle pellicole più belle dell’anno e sicuramente un western più che riuscito per il duo di registi, che hanno dimostrato di essere abilissimi, seppure praticamente all’esordio con il genere. Anche per chi non ama i western “Il grinta” non può non risultare una pellicola estremamente piacevole, senza spargimenti di sangue superflui, ma solo necessari ed equilibrati, apprezzabile da chiunque ami il buon cinema e abbia voglia di vedere un gruppo di attori eccellenti all’interno di una storia riuscitissima.