Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Febbraio 18th, 2012 | by alessandro ludovisi
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Una nuova pellicola fantascientifica per Andrew M. Niccol, che fece il suo esordio nella settima arte con il film “Gattaca – La porta dell’universo” dimostrando un notevole talento confermato grazie al successo di pellicole come “S1mOne” e “Lord of War“. La sua ultima fatica si chiama “In Time” e vede protagonisti Justin Timberlake (“The Social Network”, “Amici di letto”) e Amanda Seyfried (“Cappuccetto rosso sangue”). Completano il cast Johnny Galecki (“Hancock”), Matt Bomer (“Non aprite quella porta – L’inizio”), Cillian Murphy (“Sunshine”, “Il cavaliere oscuro”) e Olivia Wilde (“Cowboys & Aliens”).
Grazie a una scoperta scientifica, alla fine del ventunesimo secolo, viene ritardato, fino ad annullarsi, il processo naturale di invecchiamento. Una volta scoccato il venticinquesimo anno di vita, uomini e donne sono costretti ad indossare un orologio sotto cutaneo che inesorabile scorre fino alla futura dipartita, che, è possibile rinviare acquistando “tempo”, ovvero, l’unica moneta ancora valida. Niente più banconote e monete, ma solo preziose ore, minuti e secondi. I benestanti possono acquistare una maggiore quantità di tempo, rischiando l’immortalità e creando un notevole dislivello sociale con la popolazione “povera” quelli che, “campano alla giornata”. E non è un concetto così eufemistico, visto che la disoccupazione equivale alla morte. Unici rimedi: passare la maggior parte della giornata a lavoro, rubare o, ancora, ereditare. Proprio quello che succede al giovane Will Salas, venticinque anni già compiuti, che conosce un “giovane” ultracentenario, malinconico che, prima di suicidarsi, gli donerà il suo prezioso patrimonio: oltre un secolo di vita. Sarà difficile per Will dimostrare l’autenticità della donazione e presto si ritroverà accusato di omicidio.
Due classi sociali, un orologio che non scorre uguale per tutti, il tempo come preziosa risorsa per arricchire il proprio ego extra lusso o per sopravvivere. Immortalità contro la conquista di un giorno, una settimana, un mese in più. In mezzo ci sono problemi molto poco fantascientifici e più che attuali: disoccupazione, aumento del costo della vita, quartieri ghetto e zone per ricchi. I poliziotti “molto pasoliniani” combattono a favore dei ricchi ma sono nelle condizioni dei poveri, anche loro cercano di sbarcare il lunario e guardano frettolosamente il tempo. Velocità contro lentezza, sono gli ulteriori due stati di questo brillante film futuristico di Niccol: i poveri corrono, non fanno pause, vivono costantemente guardando l’ora, “2 minuti” per un caffè sono tanti e di cene fuori neanche a parlarne; i ricchi vivono in autentiche città fortezza (e anche qui restiamo nell’attualità), sono protetti da guardie del corpo, hanno orologi sotto cutanei di oltre un secolo e camminano lentamente. Anche la storia d’amore che fa da sfondo al film può essere letta in chiave dicotomica con il “povero” Timberlake (Will Salas) che si innamora della ricca ereditiera Seyfried (Sylvia Weis).
Nel mezzo tanta azione, inseguimenti a bordo di fuoriserie, mamme e nonne dall’aspetto fanciullesco e un non velato tentativo di rivalsa, con la voglia di distruggere lo status quo e della popolazione di ribellarsi ai governanti (vi ricorda qualcosa?). Incalzante, ben scritto e ben recitato (Justin Timberlake dimostra, ancora una volta, la sua versatilità), trae la sua forza dalla originalità della trama. Alcune sbandate sono dietro l’angolo, ma nel complesso si posizione ampiamente come uno dei prodotti cinematografici più interessanti dell’annata.
Come ampiamente detto, il regista è una garanzia per gli amanti del genere fantascientifico, che troveranno in questo ultimo lavoro alcuni interessanti spunti. Nonostante le accuse di plagio, il film ci presenta una “originale” visione futuristica ma, allo stesso tempo, attuale. Forse è proprio in questo paradosso che si annida la forza della pellicola capace di rappresentare le differenze tra le varie classi sociali, lasciando il tempo come metafora economica di un mondo governato senza scrupoli.
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