Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Giugno 29th, 2012 | by alessandro ludovisi
0In una calda giornata estiva romana il regista Jaume Balagueró ci ha raccontato la sua ultima fatica cinematografica, quel Bed Time che uscirà nel mese di luglio nei cinema nostrani. Il regista spagnolo può essere considerato come il maggiore esponente di quel filone horror iberico che negli ultimi anni si è decisamente evidenziato nel panorama cinematografico europeo e mondiale. Basti pensare a registi come Paco Plaza (protagonista insieme a Balagueró della regia degli horror mockumentary “Rec” e “Rec 2” e autore del terzo capitolo della saga), Juan Antonio Bayona (“The Orphanage”), Alejandro Amenábar (“The Others”) e Juan Carlos Fresnadillo (“28 settimane dopo”).
“Bed Time”, nato da una idea dello scrittore e sceneggiatore Alberto Marini, è ambientato in un lussuoso condominio di Barcelona dove lavora il portiere Cesar, un uomo apparentemente senza amici, senza famiglia (se si esclude una madre in ospedale con cui ha un rapporto complicato) e infelice cronico con manie suicide. Ha un solo obiettivo: rendere infelici e rovinare le vite degli altri, in particolare di Clara una avvenente inquilina del palazzo che gli appare ogni mattina con un insopportabile sorriso stampato addosso. Lei è bella, felicemente fidanzata e con un buon lavoro. Sembra davvero realizzata ed è proprio questo che scatenerà la furia di Cesar convinto di poter portare la ragazza alla disperazione assoluta facendole provare quello che egli stesso sente ogni giorno.
Nel corso dell’incontro il talentuoso regista spagnolo ci ha raccontato della nascita del film, della costruzione dei personaggi, del periodo d’oro del cinema horror spagnolo e dei progetti futuri.
Questa infelicità di cui è preda il portiere è dovuta al suo stato di inferiorità rispetto alla classe borghese perché, fondamentalmente, è un operaio. È questo che si può leggere tra le righe?
“Sicuramente è uno degli elementi della infelicità del personaggio ma il film non è concentrato assolutamente sul contrasto sociale ma su altri elementi caratteristici del personaggio che fanno si che ci sia questa infelicità e aiutano a descrivere le dinamiche del condominio che mi piace considerare come un microcosmo”.
Insieme a Cesar un altro personaggio negativo è sicuramente quello di Ursula, una bambina perfida e ricattatrice che gli estorce soldi e pellicole per adulti. Quale è stato il suo approccio con l’attrice Iris Almeida e come l’ha preparata per interpretare un personaggio con delle caratteristiche così negative?
“Mi piaceva molto l’idea di avere questo personaggio cattivo nella storia, questo “lupo”, di cui non diamo spiegazioni sul perché è veramente così e il fatto che lui abbia contrapposta addirittura una bambina che lo tiene sotto scacco e dalla quale lui dipende. Era un gioco interessante perché il cattivo non è invincibile e mi intrigava molto che un personaggio così malvagio dovesse sottostare alla volontà della piccola”.
La sua filmografia riguarda spesso condomini, spazi chiusi, il male che si annida negli spazi condivisi quotidiani. Come mai queste tematiche ricorrono spesso nei suoi film?
” È assolutamente casuale il fatto che io utilizzi spesso degli spazi limitati, degli edifici come è successo appunto in Rec e Rec 2. Mi piacciono i microcosmi per rappresentare le persone ma già da Rec tutti mi chiedevano se ci fosse un interesse particolare per i condomini. Effettivamente no, è semplicemente una forma di controllo dal punto di vista della produzione e anche un modo per controllare i costi. Allo stesso tempo è anche una possibilità per mostrare quello che succede in tempo reale. Vi confesso che una volta vista la sceneggiatura di Bed Time ho pensato che non potevo fare un’altra volta un film in un condominio e attrarmi le critiche di tutti però, una volta letta la sceneggiatura, sono rimasto letteralmente affascinato e intrappolato in questa storia”.
Che cosa gli è piaciuto di più di questa storia e il punto da cui è partito per la costruzione del film?
“Mi ha molto colpito emotivamente. Ho cominciato a leggere questa sceneggiatura e mi sono immerso nella storia immaginando cosa sarebbe successo in seguito. Dal punto di vista della regia Bed Time è stato una grande sfida perché dovevo riuscire a rappresentare questo gioco, questo schema vecchio della persona buona e del malvagio. La persona buona è questa ragazza innocente, tormentata dal cattivo. Nello spettatore questa situazione provoca un conflitto morale: all’inizio siamo dalla parte del malvagio e quasi “obbligati” a partecipare alle sue azioni. Andando avanti nella storia, però, si arriva agli stupri, agli assassinii e questo provoca un problema morale nel pubblico che si accorge di aver parteggiato per una persona veramente cattiva. Riuscire a creare questo stato d’animo duplice nello spettatore è stata la sfida più difficile”.
Cesar è un personaggio al confine tra genio e follia e si vede soprattutto nella parte finale del film dove scopriamo che ha un piano ben preciso in mente. Riguardo alla sua infelicità, è la stessa che capita a molti artisti che sperimentano questa sensazione di non poter mai essere felici. Lei si è ritrovato in questa storia anche da questo punto di vista? Ha sperimentato questa situazione artistica della infelicità congenita?
” L’incapacità di essere felici è probabilmente una patologia clinica. Nonostante sia contro natura è insita nel genere umano. Tutti noi abbiamo un dubbio sulla nostra condizione e alla domanda se siamo veramente felici, nonostante possiamo ridere e sentirci sodisfatti, non sappiamo mai rispondere con certezza. In Bed Time, anche se portato all’estremo, tutti noi possiamo riconoscerci come in quella sensazione di soddisfazione nell’essere riusciti là dove altri hanno fallito e nel protagonista c’è questo bisogno di avere la infelicità dell’altro per alleviare la propria. Un comportamento che definirei osceno ma che probabilmente tutti noi abbiamo provato almeno una volta nella vita anche se ovviamente non ai livelli del protagonista del film”.
Il terzo capitolo di Rec lo ha ceduto a Paco Plaza, il quarto sarà diretto da lei?
“Sì, semplicemente ce li siamo divisi, Paco ha diretto Rec 3 Genesis e io farà Rec 4 Apocalypse. Abbiamo preso questa decisione per avere la possibilità di lavorare anche su altri progetti altrimenti avremmo dovuto concentrare tutti i nostri sforzi solamente nel progetto di Rec e passare un anno tra zombie e infetti”.
Amenábar, Fresnadillo e lei: ci sono diversi registi che si dedicano agli horror in Spagna. Come si spiega la proliferazione di film dell’orrore in Spagna, c’è forse un rimando con la situazione economica e sociale del paese?
“Sicuramente è un genere che si è consolidato in Spagna ma non è recente, sono già quindici anni che nel nostro paese si realizzano pellicole horror e quindi non assocerei questa proliferazione alla crisi ma è anche vero che questo tipo di film ben si integrano in un sistema di crisi poiché la gente può vedere che c’è qualcosa di peggiore o situazioni ancora più drammatiche e questo porta sollievo al pubblico. I film horror hanno sempre giocato un ruolo importante all’interno delle crisi sociali”.
Da un punto di vista stilistico si può considerare questo film più “maturo”, e rispetto a pellicole precedenti che affrontavano tematiche soprannaturali, in questo caso assistiamo a una storia più “verosimile”. Ha notato, dal punto di vista della regia, questa differenza, e qual è il suo parere?
“In ogni film si richiede un modo di dirigere e di affrontare la storia in modo diverso. Ci sono sicuramente delle diversità rispetto alle mie pellicole precedenti, si avverte un tentativo di rottura rispetto al passato. In questo caso si tratta di una sceneggiatura più attaccata alla vita, più piccola, più realistica, più concentrata rispetto a prima e quindi richiedeva una precisione chirurgica e una narrativa molto attenta e calcolata. Poteva, quindi, essere un problema e una sfida ma meritava di essere raccontata. Rispetto ad altri miei film precedenti, in questo caso, è molto importante il carattere dei personaggi e fondamentale l’interpretazione degli attori ed è fondamentale anche la regia che in questi casi deve essere estremamente calcolata in un esercizio stilistico atto alla creazione della giusta suspense. Era molto importante capire come far partecipare lo spettatore, mentre dal punto di vista della maturazione, penso che sia dovuta soprattutto al passare degli anni”.
Vedendo il fim torna in mente un po’ tutto in cinema thriller del passato da Hitchcock fino agli anni settanta, come nel cinema di Fred Walton che ha fatto spesso questi film con una donna tormentata da un uomo introdotto in casa. Ha tenuto conto di queste cose, ci sono film di quel genere che apprezza o registi da cui ha attinto?
” È molto difficile parlare delle pellicole del passato. Tutti noi che facciamo cinema abbiamo visto migliaia di film di ogni genere dai gialli agli horror. Questo bagaglio rimane negli occhi di un uomo, di un cineasta e ci trasmettono il modo di raccontare una storia e delle particolari sensazioni. Non posso fare riferimento a un’epoca precisa o un regista in particolare, lo stile di questo film è imposto con un tipo di suspense natuale e non forzata. In generale è comunque comune che ci si ispiri ai classici del genere”.
Nelle pellicole di genere thriller e horror assistiamo molte volte a un lieto fine con il bene che trionfa nella lotta contro il male. In questo caso non c’è, invece, un lieto fine e, inoltre, il male non si manifesta apertamente ma resta invisibile costringendo il personaggio positivo a una lotta impari. Possiamo considerare un lieto fine quello del “crudele” Cesar, visto che in conclusione è l’unico vincente del film?
“Si tratta sempre di un gioco a scacchi tra il bene e il male e poi resta allo spettatore la scelta se applaudire o meno anche in risposta al finale del film che a volte può provocare odio o schifo. Non sono convinto che una pellicola horror debba finire con un lieto fine, pensiamo se avessero ucciso Hannibal nel Silenzio degli innocenti. Credo che il giusto finale sia mostrare l’assassino, il malvagio, con un particolare ghigno. A volte è, infatti, preferibile un finale che lasci a bocca aperta lo spettatore”.
“Bed Time” (titolo originale “Mientras Duermes”) uscirà in Italia, distribuito dalla Lucky Red, il prossimo 27 luglio. Nel cast del film spicca il nome di Luis Tosar (“Cella 211”) che interpreta il malvagio portiere del condominio.