Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Settembre 4th, 2016 | by sally
Summary: Una storia romantica ricca di cliché che però offre spunti di riflessione e accontenta gli amanti del genere meno esigenti.
Ogni tanto un po’ di sentimentalismo non guasta e se ne volete un po’ di quello che rispetta tutti i cliché che il cinema in questi anni ci ha donato, non potete non vedere “Io prima di te” (Me before you) di Thea Sharrock.
Protagonisti assoluti due tra i più bei volti cinematografici in circolazione: Emilia Clarke (famosa grazie a “Il trono di spade”) e Sam Claflin, che abbiamo visto in “Hunger Games” e “Biancaneve e il cacciatore”. Tratto dal romanzo di Jojo Moyes, il film tratta delle argomentazioni non sempre facili: al di là dei sentimenti ci sono la malattia e l’eutanasia, un terreno parecchio scomodo. Come già detto, “Io prima di te” non è sicuramente una delle opere più originali in circolazione, ma farà capitolare chi ha già la lacrima facile, suscitando invece diversi sentimenti per i più duri di cuore, un film drammatico e al contempo romantico che lascia spazio alle riflessioni ma non alla creatività e che non ha trovato la via per distinguersi dai suoi simili. Ci troviamo dentro il dramma di “Quasi amici“, la malattia affrontata con ironia, la determinazione, la vita che si scontra con il pensiero della morte, ci troviamo dentro un po’ di “Colpa delle stelle“e il romanticismo british che ha fatto grande Hugh Grant, a suo tempo.
Louisa Clark (Emilia Clarke) ha 26 anni, veste colori sgargianti, ama chiacchierare ma vive la sua vita nel piccolo paesino, seguendo le solite abitudini. Tutti le dicono che ha un enorme potenziale ma lei continua a rimandare i suoi sogni, un po’ per esigenza, un po’ per paura e poca fiducia in sé. Vive in casa con i genitori in difficoltà economiche, ha un ragazzo molto preso da se stesso e si ritrova improvvisamente senza lavoro. Il peso dell’intera famiglia ricade sulle sue spalle, così dopo aver trovato una serie di lavori saltuari viene assunta da una ricca famiglia per prendersi cura di William Traynor (Sam Claflin), giovane rampollo amante degli sport estremi rimasto paralizzato a seguito di un incidente. Louisa si ritroverà di fronte a un uomo reso difficile e duro dalla malattia, ancora incapace di accettare il cambiamento radicale che ha avuto la sua vita ma intenzionato a cambiare quella della ragazza. Colorata, festosa e sempre pronta a trovare il bello in tutto quello che vede, Louisa si lascerà trascinare dalle parole di William e farà di tutto per rendere i suoi giorni migliori.
Come accade in ogni film che affronti questo tipo di argomento, quello che emerge principalmente è l’importanza di godersi ogni istante della propria vita. Di pensare a se stessi, concedersi un po’ di egoismo per gioire della propria libertà, perché il tempo è limitato e perché da un momento all’altro, come William insegna, potrebbe succedere di tutto. La vita è cambiamento e questo non deve spaventare o limitare, ognuno di noi dovrebbe vivere assecondando le proprie fantasie, i propri desideri, mettendo da parte le paure. Il viaggio di Louisa e William non è solo interiore, c’è un mondo da scoprire, quello che William conosce bene e si vede costretto ad accantonare, osservando invece negli occhi luminosi della ragazza tutte le possibilità che ha per scoprirlo.
Emilia Clarke si distacca dal ruolo de “Il trono di spade” che l’ha resa celebre e si impegna al massimo per conferire carattere al suo personaggio: Louisa è adorabile, nei suoi abiti improbabili sembra trovarsi perfettamente a suo agio e la sua mimica facciale è incredibile, anche se a tratti ne abusa, finendo per conferirle dei tratti caricaturali. Stona ma non troppo, visto che al suo fianco c’è Sam Claflin e le sue azioni, per copione, sono limitate solo al volto e nulla più. Lei si muove e recita per due, il personaggio di Louisa è pronta a cogliere tutti gli stimoli e a godersi ogni istante, sperando di recuperare la fiducia di William, ormai stanco di vivere di ricordi, immobilizzato sul suo letto, alle dipendenze di qualcun altro.
Quello di “Io prima di te” è un insegnamento che non suona nuovo ma che è sempre bene ribadire e che arriva attraverso una tematica, quella dell’eutanasia, che rimane sempre un argomento delicatissimo e a volte scomodo ma che rientra in pieno nel tema della libertà. Quella agognata da William, quella che Louisa non ha ancora assaporato. Non mancano i cliché romantici, che però fanno parte degli ingredienti che tanto piacciono agli spettatori che vanno a vedere un film del genere. Sanno già cosa aspettarsi, forse vogliono essere stupiti, ma ritrovare alcuni aspetti visti e rivisti come pur sempre piacevoli regala anche un minimo di sicurezza. Perciò “Io prima di te” rimane un film godibile ma non memorabile, qualche lacrimuccia se la porta via e offre anche una fotografia notevole (Remi Adefarasin) a partire dal piccolo paese in cui si incontrano i due protagonisti: tanto piccolo quanto monotono, oltre le sue mura c’è tutto un mondo da scoprire, verrà voglia di partire anche a voi una volta lasciata la sala e dopo aver consumato i fazzoletti.