Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Marzo 19th, 2010 | by ila
0Si è tenuta il 12 e 13 marzo l’India Today Conclave. L’evento, che dal 2002 si svolge ogni anno a New Delhi, è un “forum per impegnare le migliori menti del mondo in uno scambio di idee libero e sincero“. Anche quest’anno i temi trattati sono stati dei più vari: si è parlato di politica, economia, educazione, libertà, sviluppo, scienza, salute, spiritualità, Internet e molto altro. Tutto questo insieme alle personalità emergenti di ciascun settore, tra cui lo scrittore “maledetto” Salman Rushdie e il co-fondatore di Facebook Chris Hughes.
A intervenire sulla tecnologia e sul futuro del cinema, è stato il regista James Cameron (insieme all’attore, regista e produttore di Bollywood, Aamir Khan) col suo ultimo kolossal, “Avatar”. Reduce dal pugno di mosche conquistato alla Notte degli Oscar hollywoodiana, ma forte del grandissimo successo di pubblico di “Avatar”, James Cameron spiega che “il futuro del cinema è nella storia, non nella tecnologia”. Insomma, sembrerebbe che nonostante il grande hype attorno all’uso del 3D e della visione stereoscopica, il film funzioni ancora grazie alla storia forte che ci sta sotto e al talento degli attori che vi recitano. Cameron ne è talmente convinto che sembrerebbe intenzionato a riproporre “Avatar” in sala in versione extra-large, con l’aggiunta di dieci minuti inediti (come se non fossero già sufficienti i 162 minuti attuali).
“La tecnologia non è la cosa più importante. E’ la storia, è il cuore il personaggio del film”. Curioso sentirlo dire proprio da un regista che nei suoi film utilizza sempre tutta la tecnologia emergente a disposizione. Eppure già “Avatar” soffriva (o, forse, traeva beneficio) da questa schizofrenia intrinseca: massimo della tecnologia da una parte, ritorno allo stato primitivo e al contatto con la natura dall’altra.
Ma, in fondo, ha ragione Cameron nel dire che il vero centro del film sono la storia e il cuore. Se visti attraverso un paio di occhialini, poi, tanto meglio.
E allora non ci resta che concordare con la frase di chiusura del suo discorso: “Possa la Grande Madre sorridere a tutti noi“.