Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Luglio 2nd, 2012 | by Marco Valerio
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Marc Marronier (Gaspard Proust) è un critico letterario di giorno e un cronista mondano di sera con una visione disincantata dell’amore: come molte cose nella vita, secondo Marc, anche l’amore ha una data di scadenza… può durare al massimo tre anni, ossia il tempo esatto che ha impiegato il suo matrimonio per andare allo sfascio!
La moglie, Anne (Elisa Sednaoui), gli ha preferito un nuovo compagno, uno scrittore di successo. Per ripicca e per sfida, Marc si getta a capofitto nella scrittura di un cinico pamphlet contro l’amore. Nello stesso momento, la sua vita viene scossa dall’incontro con l’irresistibile Alice (Louise Bourgoin).
Poco a poco, le sue certezze cominciano a vacillare e capisce che deve rimettere in discussione tutto ciò che ormai aveva dato per assodato nel suo manuale sull’amore, sul sesso e sui legami affettivi.
Frédéric Beigbeder, scrittore e critico letterario, esordisce al cinema portando su grande schermo l’adattamento di un suo stesso romanzo, cioè l’omonimo “L’amore dura tre anni”. Una mossa narcisistica e compiaciuta che diventa latore dell’intera impostazione del film.
“L’amore dura tre anni” è un film furbo e ammiccante che guarda al disincanto alcolico di un Charles Bukowski, ma mostra alla lunga la profondità esiziale di un Fabio Volo (che, curiosamente, ha deciso di leggere alcuni passi dell’opera di Beigbeder) durante la propria trasmissione radiofonica.
“L’amore dura tre anni” esce nelle sale italiane nel periodo meno frizzante per la distribuzione nostrana (il film in Francia è uscito all’inizio dell’anno corrente) e la sensazione di fondo di magazzino lanciato come riempitivo e non come titolo su cui puntare è forte fin dalle primissime inquadrature.
“L’amore dura tre anni” è figlio di un formalismo esasperato che cerca di scimmiottare certo cinema adolescienzial-sentimentale americano (uno dei riferimenti neanche troppo velati, probabilmente involontario in più punti, è “500 giorni insieme” di Marc Webb) e di un divertimento autistico che compiace il suo regista/autore e in parte assai minore il suo gruppo di attori che sembrano spaesati nelle migliori circostanze, svogliati al limite del disagio in quelle peggiori.
“L’amore dura tre anni” si propone di essere un prodotto fresco, ironico e divertito in grado di parlare dell’anaffettività di fondo del nostro tempo. Ma tutto in “L’amore dura tre anni” è troppo costruito, troppo posticcio e prevedibile per risultare sincero e credibile.
Ancorato con scarsità di idee ad un cinismo all’acqua di rose che alle prime occhiate languide della bella e impossibile di turno si stempera progressivamente, fino a dissolversi, “L’amore dura tre anni” finisce con l’essere ripetitivo, pedante e inerme nella sua pochezza.
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