Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Maggio 2nd, 2015 | by Erica Belluzzi
0Summary: Commedia familiare firmata dal regista de Il Favoloso mondo di Amelie.
Con Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet (The Young and Prodigious T.S.Spivet), primo lungometraggio in lingua inglese dopo l’insuccesso di Alien: la clonazione, Jean-Pierre Jeunet condensa in un esperimento non pienamente riuscito i tratti caratteristici della sua poetica.
Dopo il successo di Delicatessen, il meno fortunato The city of lost children (co-diretto con Marc Caro), e il flop registico del sopracitato quarto episodio della saga fantascientifica, Jean-Pierre Jeunet si è affermato come uno dei registi francesi più amati da pubblico e critica con Il favoloso mondo di Amelie, opera che rappresenta la sua fortuna e la sua dannazione, dal momento che, dopo questo successo, il regista pare aver perso l’estro e la sensibilità di cui Amelie era satura.
Sebbene in Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet si possano facilmente rinvenire alcuni dati caratteristici della produzione precedente di Jeunet, dalla particolare sensibilità del protagonista, allo strano realismo – per non dire surrealismo – della vicenda, la vicenda finale risulta caratterizzata da una narrazione episodica narrativamente parlando e da un mix di stili e generi differenti stranamente posti l’uno accanto all’altro.
T.S.Spivet (il giovanissimo Kyle Catlett) è un bambino di dieci anni, con un corpo piccolo per la sua età ma un’intelligenza smisurata, appassionato di scienza e invenzioni. Vive in un Ranch nel Montana – sebbene le riprese siano state quasi interamente girate in Alberta, Canada – assieme alla sorella maggiore Gracie (Niamh Wilson) che vive sognando il tappeto rosso e la celebrità, al padre (Callum Keith Rennie), archetipo del cowboy taciturno, alla madre appassionata entomologa (Helena Bonham Carter) e al gemello eterozigote Layton (Jakob Davies), il cui maggiore interesse è sparare agli oggetti. Peccato che un giorno il fratello durante un misterioso incidente in cui anche T.S è coinvolto finisca ucciso da un colpo di fucile. La monotona quotidianità del giovane protagonista cambierà improvvisamente dopo una telefonata inaspettata dall’Istituto Smithsonian che gli annuncia la vittoria di un prestigioso premio per la sua invenzione di un dispositivo per il moto perpetuo. Approfittando dell’occasione T.S abbandona casa all’improvviso e attraversa da solo il paese per andare a ricevere il premio.
Se la soluzione del viaggio come strumento di scoperta personale non è certo nuova, interessante è l’aver scelto come protagonista di questo percorso un bambino, sebbene T.S. presenti tutti i caratteri di straordinarietà e fascino tipici dei piccoli eroi dell’ultima cinematografia americana, da Hugo Cabret (non sarà un caso che Jeunet abbia spulciato tra le seconde e terze scelte di Scorsese) a Molto forte Incredibilmente vicino.
In compenso le performances recitative sono ottime, dal carisma del giovane Catlett all’ennesima prova di bravura della Carter, che è sempre piacevole anche in contesti lontani dal grottesco che tendenzialmente caratterizza le pellicole di cui è protagonista. Parimenti, nel suo viaggio T.S. incontra Dominique Pinon nei panni di un rugoso lupo di mare e Julian Richings nelle vesti di un camionista bohemien. Personaggi questi tutti inessenziali per la storia, che contribuiscono però alla composizione di un mosaico di umanità non stereotipata.
Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet non sarà certo annoverato fra le pellicole migliori di Jean-Pierre Jeunet, ma ciononostante merita un’opportunità.