Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Maggio 16th, 2012 | by alessandro ludovisi
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Tre lustri dopo tornani gli uomini in nero, diretti ancora una volta dal redivivo Barry Sonnenfeld. Al duo – collaudatissimo nonostante la lunga assenza – Tommy Lee Jones/Will Smith si aggiunge il convincente Josh Brolin nei panni di un giovane Agente K. Completano il cast Emma Thompson (Agente O), Alice Eve (Agente O da giovane), Rip Torn (Agente Z), Nicole Scherzinger (Lilly), Jemaine Clement (Boris l’animale) e Bill Hader protagonista di una spassosa parodia nelle vesti di Andy Warhol.
Gli agenti J e K si recano in un ristorante cinese in cui il proprietario (alieno) utilizza pesci modificati per le cene dei clienti “terrestri”. I due uomini in nero mettono a ferro e fuoco il locale combattendo contro mostri vari: insomma, la solita routine. Nel frattempo però in una ipertecnologica prigione lunare il celebre Boris l’animale riesce – aiutato da una sexy complice – in una rocambolesca fuga con tanto di esplosioni e vittime tra le ingenti forze di sicurezza del penitenziario. Il destino del temibile prigioniero è strettamente collegato con quello di K, che circa 40 anni prima lo aveva catturato e spedito sulla Luna nello stesso periodo di Armstrong e colleghi. La vendetta di Boris non si farà attendere e a subirne le conseguenze sarà proprio il più anziano dei Men In Black. Sarà compito dell’Agente J rintracciare il fuggitivo e non sarà una caccia convenzionale con Will Smith protagonista di un viaggio nel tempo fino al 1969 con l’obiettivo di contattare il giovane K ed evitare una imminente invasione aliena.
La pellicola, girata con tecnologia 3D, inizia con un brillante prologo ambientato direttamente sulla Luna e con la pirotecnica fuga del criminale Boris, ed è subito una buona occasione per saggiare le possibilità stereoscopiche della pellicola: tutto sommato Sonnenfeld se la cava anche se – e in seguito avremo la conferma – parliamo di una onesta rappresentazione in tre dimensioni che non aggiunge granché al film ma appare come un atto necessario per il terzo capitolo della saga. Dopotutto, dobbiamo iniziare a convivere con occhialini e personaggi fuoriusciti dallo schermo.
Il primo impatto con i due Men in Black J e K è davvero emozionante, soprattutto per gli amanti della ormai trilogia. Dal primo episodio datato 1997 al sequel passarono 5 anni (una eternità cinematografica) mentre “Men in Black 3” vede la luce un decennio dopo: una attesa insostenibile. Tranquilli, li troverete come una volta impegnati nel loro ormai classico rapporto di amore e odio, così agli antipodi e uniti esclusivamente nel momento di far fuor qualche ospite della terra “indesiderato”. Il villain di turno è invece interpretato da un brillante Jemaine Clement, un credibile criminale intergalattico costretto al carcere a vita dal giovane e zelante Agente K. Già, nel film abbiamo proprio un doppio K, degnamente interpretato – il più giovane – da un istrionico Josh Brolin abile a ricostruire visivamente l’esperto agente, utillizando tic ed espressioni tipiche di Tommy Lee Jones. Will Smith farà coppia con entrambi (in realtà. soprattutto con Brolin) dimostrando una ormai totale padronanza del ruolo e risultando come la vera star della pellicola grazie a una espressività spiccata che rende il suo personaggio irresistibile.
Nella prima parte – escludendo il riuscitissimo prologo – la pellicola stenta però a decollare e i due Men in Black sembrano ormai prossimi alla pensione, stanchi nei dialoghi e privi di verve. Fortuna che K troverà nuova linfa scoprendo un J da giovane, assolutamente in antitesi con quello attuale e custode di uno sconvolgente segreto che rivoluzionerà l’intera trilogia. Ed è proprio sul finire degli anni sessanta, con gli Stati Uniti in trepidante attesa per il primo viaggio sulla Luna, che la pellicola raccoglie i frutti della brillante sceneggiatura firmata Etan Cohen (nessuna parentela con i due fratelli) proponendo una divertentissima parodia di Andy Warhol, citando Obama (Will Smith viene scambiato per il Presidente da un bambino) e Mick Jagger (L’Agente J svela come l’organizzazione l’avesse catalogato come possibile alieno inviato per abbindolare le terrestri) e alternando momenti esilaranti con una action esasperata – mai caotica – e dal sapore terribilmente vintage.
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