Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Gennaio 10th, 2012 | by alessandro ludovisi
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Abbiamo visto per voi, in anteprima, “Non avere paura del buio”: questa è la nostra recensione.
Horror vintage, ci dobbiamo preparare a una nuova primavera per il cinema dell’orrore? No, probabilmente l’entusiasmo per la nuova pellicola di Guillermo del Toro ci ha portato fuori strada ma, “Non avere paura del buio”, brillante fantasy horror del regista messicano, ha un sapore retrò, agli antipodi rispetto alle direttive della attuale cinematografia dell’orrore che, da anni, punta su slasher movie, mockumentary e remake più o meno riusciti di personaggi di successo anni ottanta. Il filmmaker di “Mimic”, “Hellboy” e “Il Labirinto del Fauno”, lascia la regia a Troy Nixey capace di riprodurre una tensione continua in una ambientazione all’altezza. E non è un caso che la oscura dimora protagonista della pellicola sia nel Rhode Island, capitale Providence. Ogni riferimento “non” è puramente casuale.
Blackwood Manor, una gotica magione vittoriana dall’oscuro passato, ha dei nuovi proprietari: l’architetto Alex Hirst (interpretato da Guy Pearce), la compagna e designer d’interni Kim (la bella Katie Holmes) e la piccola Sally (una sorprendente Bailee Madison), “scaricata” dalla madre naturale e costretta ad abituarsi alla convivenza con la giovane matrigna (decisamente “più gentile” rispetto agli archetipi fiabeschi) e con il padre, assuefatto dagli impegni lavorativi che vede l’improvviso arrivo della figlia come una distrazione per la carriera. A corto di affetto famigliare Sally, taciturna ma curiosa, scopre un nascosto seminterrato nel quale abitano delle malvagie creature che la implorano di essere liberate, promettendo in cambio amicizia. Sally cederà e aprirà le porte di un mondo infernale abitato da un numerosissimo esercito di mostri dalla pelle ruvida e gli occhi vitrei con particolari abitudini alimentari: si nutrono delle ossa e dei denti degli umani.
Un ritorno agli horror del passato, dribblando agilmente gli ostacoli che questo genere ha trovato sul suo percorso, soprattutto nell’ultimo ventennio, dove una continua mutazione lo ha “costretto” in un circolo autoreferenziale dove ogni regista attinge dall’altro con qualche, rara, eccezione. Per carità, non che Del Toro si sia inventato nulla, ma il cineasta messicano dimostra, ancora una volta, di preferire la tensione nella costante ricerca dell’ignoto, piuttosto che lo spargimento più o meno allegro di sangue. Richiamando quelle che sono le nostre paure ancestrali riesce a partorire una pellicola all’altezza in cui brilla la piccola Bailee Madison, convincente nel ruolo della bambina taciturna ed introversa, ignorata dai genitori e diffidente verso la giovane e attraente matrigna. Quel gusto retrò di cui parlavamo prima, si avverte anche nelle ricerche della bambina non risucchiata dalla logica di tv e videogame che con la curiosità tipica di quella età si dedica alla perlustrazione coltivando quegli istinti primari soffocati ai più.
Nella prima parte della pellicola l’ignoto resta tale e non viene svelata la figura delle malvagie creature (anche se grazie al prologo ne conosciamo le intenzioni) che si “manifestano” solo tramite una stridula voce che fa molto film horror. Sappiamo, però, che sono furbe e riescono a fare breccia nel cuore di Sally convinta, liberandole, di poter trovare degli amici. In seguito il film si presta a una duplice, soggettiva, interpretazione e andrà a dividere gli appassionati del cinema dell’orrore: due scuole, quella di chi vuole il mostro sullo schermo (più tempo possibile) e quella composta da un pubblico più indirizzato verso una dimostrazione horror celata, in cui la paura è data da ciò che non si può vedere. Personalmente, l’apparizione delle creaturine non ci lascia soddisfatti (nonostante sia da brividi, per Sally e per il pubblico), anche se, forse, è necessaria.
Eccoci alla nota dolente: Guy Pearce e Katie Holmes. Alzi la mano chi non pensa che sia un cast di livello. Si, va bene, non parliamo di “mostri sacri” ma considerando che stiamo analizzando un horror, dove l’esordiente è dietro l’angolo, ci potevamo ritenere soddisfatti. Niente di più sbagliato: Guy Pearce se la gioca in espressività con la magione (e dalla dura lotta esce vincitrice quest’ultima) mentre Katie Holmes riesce a malapena a far trasparire le proprie emozioni, surclassata dal talento della piccola Bailee Madison, unica interprete veramente credibile.
Sostanzialmente positivo, “Non avere paura del Buio” riesce a districarsi nonostante una trama che sa tanto di déjà vu e lo fa grazie a una sceneggiatura curata (firmata Del Toro) e alla regia asciutta di Nixey. L’ibridazione fantasy-horror funziona e il finale è all’altezza per un horror di grande fattura. Era ora
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