Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Marzo 27th, 2011 | by sally
16Summary: Un'opera davvero interessante, che merita assolutamente d’essere vista e d’essere seguita da lunghe riflessioni sulla società in cui viviamo.
Dopo “Static” e “One Hour Photo“, Mark Romanek questa volta torna in sala con “Non lasciarmi” (Never let me go), pellicola che ha ottenuto uno straordinario successo di critica e ha ricevuto anche diversi premi nei vari concorsi internazionali.
Tratto dall’omonimo romanzo del nippo-britannico Kazuo Ishiguro, “Non lasciarmi” è una storia che si snoda dagli anni ’70 fino ad arrivare alla metà dei ’90 e, sebbene sia ambientata in un presente alternativo, è più attuale che mai. Per chi ha saputo apprezzare le capacità narrative di George Orwell, l’angoscia e il senso di repressione di “1984“, “Non lasciarmi” segue la stessa scia, solo apparentemente meno politica, ed è un’altra opera degna di nota, sia per quanto riguarda l’ambito narrativo (il migliore romanzo del 2005 secondo il Time e tra i cento migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 al 2005) che quello cinematografico. Mark Romanek porta in sala una storia che è fatta di amore, amicizia, passione, rassegnazione. Siamo nell’Inghilterra della seconda metà degli anni ’70, Kathy (Carey Mulligan), Tommy (Andrew Garfield) e Ruth (Keira Knightley) sono tre amici e vivono ad Hailsham, un collegio che si trova in piena campagna inglese, delimitato da recinzioni che i bambini credono essere invalicabili, poiché non sanno cosa potrebbero trovare al di fuori. O meglio, quel che hanno raccontato loro del mondo esterno, è davvero terribile. I tre amici, come tutti gli alunni di Hailsham, credono di vivere in un mondo idilliaco, tra ore di ginnastica, letteratura ed arte, sempre pronti a stimolare la loro creatività per mandare i loro disegni alla Galleria di Madame (Nathalie Richard). In realtà, il destino di ogni bambino è segnato: una volta completata la loro educazione nel collegio, diventeranno degli “assistenti” e subito dopo dei “donatori”. Tutti gli alunni di Hailsham sono dei cloni, nati e cresciuti al fine di donare i propri organi a chiunque ne abbia bisogno, carne da macello buona per la scienza in continua evoluzione. I loro disegni, come i loro corpi, servono alla scienza, che tenta di capire-come se non lo sapesse già- se anche i cloni possono avere dei sentimenti. La realtà di fronte alla quale ci mette di fronte Ishiguro, prima, e Romanek, poi, è davvero terribile ed angosciante. I tre amici costruiscono un legame solido, che però non manca di ostacoli, tra la gelosia di Ruth e l’incapacità di Tommy di relazionarsi “normalmente” agli altri, soprattutto a Kathy. Ogni clone cresce con la consapevolezza di dover morire lentamente, una donazione dopo l’altra, e di non poter condurre una vita normale. I tre ragazzi, dopo gli studi ad Hailsham, finiscono nei Cottages, in attesa di scoprire quale sarà il loro destino, anzi, quando sarà. L’amore tra Kathy e Tommy, nato fin dal primo sguardo, non avrà modo di vivere e le loro strade si separeranno per molti anni, fin quando Kathy, ormai diventata un’assistente, non incontrerà Ruth, debole e fiacca, pronta ad andarsene. Per quanto possa definirsi “presente alternativo” o “realtà distopica“, la storia di “Never let me go” si incastra perfettamente nella vera realtà, quella che viviamo quotidianamente, quella degli esperimenti scientifici volti a trovare una soluzione alle malattie che ci affliggono. I protagonisti sono dei pezzi di ricambio, messi al mondo solo ed esclusivamente per assolvere a questo compito perverso. Mark Romanek, inoltre, lascia scoperti molti punti della trama senza approfondirli, lasciando che sia lo spettatore a
mettere insieme i pezzi del puzzle e capire le origini di questo assurdo meccanismo che si consuma ogni giorno davanti ai nostri occhi. Una denuncia? Quale messaggio vuole inviare l’autore della storia? Quello che più appare palese a prima vista, è la rassegnazione dei personaggi. Quasi come se non ci fossero pulsioni vitali, i ragazzi non sfuggono al loro destino ma lentamente gli vanno incontro, consapevoli di non poter far nulla per cambiare le cose, di non poter vivere normalmente e di non poter nemmeno amare normalmente. Kathy e Tommy riescono a vivere la loro storia solo quando il loro percorso è quasi giunto al termine, mentre Ruth riesce ad ammettere i propri-umani- errori, solo quando la consapevolezza della morte inizia a divorarla. Mark Romanek si avvale di un cast che non può passare inosservato, in cui per una volta l’espressione assente di Carey Mulligan e i suoi occhioni malinconici e tristi, sono finalmente adatti per la parte di Kathy; il promettente e futuro “Spider-Man” Andrew Garfield, dimostra di essersi calato bene nella parte di Tommy, bambino incompreso e messo all’angolo da tutti, incapace di realizzare ciò che realmente vuole; per finire, Keira Knightley è stata brava ma non troppo, in questo caso avrebbe potuto fare sicuramente di meglio.
Una menzione a parte va alla fotografia, curata da Adam Kimmel. Eccelsa e straordinaria, rispecchia ogni singolo stato d’animo dei protagonisti, tra i colori cupi e la pioggia inglese, che rende ulteriormente l’idea dello strazio di queste giovani anime, che si avviano incontro a un destino che non hanno chiesto, ma che qualcuno ha deciso per loro. Ottime anche le musiche di Rachel Portman, che incorniciano le sofferenze e le emozioni dei tre ragazzi e ci accompagnano all’interno delle loro vite, tra aspirazioni sgozzate e passioni represse. “Non lasciarmi” è un’opera davvero interessante, che con tutta probabilità in Italia finirà seppellita da qualche commediola, ma che merita assolutamente d’essere vista e d’essere seguita da lunghe riflessioni sulla società in cui viviamo.
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