Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Marzo 30th, 2012 | by F. Fortuna
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Gli anni della Nouvelle Vague sono forse i più interessanti, i più vivi e i più rivoluzionari a livello cinematografico che la Francia abbia mai conosciuto. Giovani autori, prima critici dei Cahiers du cinéma poi registi e sceneggiatori, popolano lo scenario della settima arte d’Oltralpe con pellicole dalle caratteristiche mai viste prima, in una parola: moderne. A partire dagli anni ’60 figure come Jean-Luc Godard, Eric Rohmer, Claude Chabrol e Francois Truffaut dimostrano grandi capacità tecniche per il cinema ed elaborano intuizioni teoriche davvero fondamentali per lo sviluppo del suo linguaggio. Non solo tecnici, ovviamente, ma anche bravi cantastorie, soprattutto Tuffaut che con “Jules e Jim” (1961) ci racconta una storia prima d’amicizia poi d’amore, combinando curiosamente le cose insieme in modo da conferire a entrambe uno stesso statuto, una stessa importanza.
Jules (Oskar Werner) e Jim (Henri Serre), austriaco il primo e francese il secondo, sono amici per la pelle. Passano le giornate e le notti a scambiarsi nozioni e opinioni sulle rispettive letterature, sono due poeti sensibili all’arte del loro tempo e desiderosi di esprimere continuamente la loro opinione l’un con l’altro. I due personaggi ci vengono presentati velocemente da un narratore impaziente e frettoloso che in pochi minuti ci descrive la loro vita a Montparnasse nel 1910, o ’12, non si sa con precisione. Le figure femminili irrompono nel loro rapporto in modo totalmente anti-narrativo, con la stessa fretta con la quale la storia viene narrata allo spettatore. Una donna non troppo bella ma affascinante e particolare, conquista il cuore di Jim che presto decide di posarla. Catherine (Jean Moreau) non è però insensibile al fascino di Jules e, dopo la guerra, i due iniziano una relazione amorosa che Jim arriva persino ad accettare. Il triangolo è piuttosto ambiguo, non lascia spazio a luoghi comuni e si dimostra pieno di sfumature.
“Jules e Jim” è un cult per diverse generazioni, non annoia mai e non ci sembra mai anacronistico o datato. Le sperimentazioni di regia in cui Truffaut si cimenta per questo film sono più che attuali e lo rendono davvero senza tempo. La macchina da presa si muove continuamente e velocemente, le azioni sono brevi, zoomate in e out sui volti dei personaggi destabilizzano la visione, appaiono di tanto in tanto delle soggettive e degli inserti grafici (ad esempio lo schermo nero con piccoli riquadri in cui l’azione si svolge); il tutto accompagnato dalla bellissima fotografia di Raul Coutard, uomo di fiducia dei più grandi registi della Nouvelle Vague, che dà il meglio di sè soprattutto in esterni, e da un commento musicale d’epoca orchestrato in modo da suggerire un’atmosfera da circo di inizio secolo. Tuffaut ci fa sentire l’aria d’avanguardia artistica che si respirava negli anni ’10 inserendo nel suo film un pò tutte le arti: pittura, fotografia, poesia, musica, scultura e persino un pò di linguistica.
Non si deve dimenticare la provenienza letteraria dell’opera: “Jules e Jim” è infatti un romanzo di Henri-Pierre Roché del 1959, pressocché sconosciuto ai più, che ebbe un grande successo proprio dopo l’uscita del film di Truffaut. In un’intervista il regista francese dichiara di essere orgoglioso e onorato di aver dato al romanzo la diffusione che meritava. In effetti, il testo è un piccolo capolavoro letterario purtroppo passato inosservato; il regista stesso ne consiglia la lettura piuttosto che la visione del film. Truffaut non considera il suo lavoro un tradimento nei confronti del romanzo, si tratta solo di una sua “volgarizzazione”, che comunque rispetta l’opera da cui è nato e anzi ne ha fatto la fortuna.
Un film interessante sotto molti aspetti, complesso, che vuole uno spettatore attento e sensibile. In modo infantile lo si può definire “bello”: la bellezza delle immagini si mescola perfettamente alla finezza della sceneggiatura, scritta dallo stesso Truffaut e da Jean Gruault; i dialoghi sono densi di metafore e di riflessioni che colpiscono il cuore di chi guarda e ascolta. Tecnica e contenuti sono entrambi di altissima qualità in “Jules e Jim” che si dimostra ancora, a sessant’anni dall’uscita, sempre fresco ed emozionante.
Voto:
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