Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Marzo 9th, 2012 | by F. Fortuna
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Il termine “grande classico” usato in riferimento a questo film ha una duplice valenza: si può intendere come pietra miliare della storia del cinema e come ottimo esempio dello stile cinematografico classico. “Il Padrino“, sia che si prenda come singolo episodio oppure che si parli dell’intera trilogia, costituisce infatti uno dei rari casi in cui un’opera di grande successo di pubblico sia anche di altissima qualità. Simbolo di un cinema di grande respiro, è stato realizzato sotto tutti gli aspetti da importanti personalità, già famose all’epoca o che lo sarebbero diventate successivamente. Importante la regia, importanti gli attori che recitano le parti principali e formidabili gli interpreti delle numerose parti secondarie, meravigliosa fotografia e indimenticabile la colonna sonora. Meno autorevole è la fonte da cui il film (e i seguenti due) è stato tratto, il romanzo omonimo dello scrittore italoamericano Mario Puzo che non ha avuto particolare seguito tra il pubblico (al momento solo “Il Padrino” viene ristampato) e non è stato molto apprezzato dalla critica. In effetti, non si tratta di un capolavoro della letteratura italoamericana, ma la storia della famiglia Corleone si è rivelata essere un materiale prezioso ed esplosivo.
“I believe in America”: la dichiarazione di Amerigo Bonasera (Salvatore Corsitto) apre il film e ci introduce nel mondo di Don Vito Corleone (Marlon Brando) che, nel giorno del matrimonio dell’ultimo genita e unica figlia femmina Constanzia (Taila Shire), accoglie le richieste di tutti, in cambio di un favore in futuro, se ce ne sarà bisogno. A festeggiare all’aperto c’è tutta la Famiglia: la moglie Carmela (Morgana King), i figli Santino (James Caan) e Federico (John Cazale) cui si aggiunge il più giovane Michele (Al Pacino) che tutti chiamano Michael. “Il Padrino” è la storia di una famiglia che si snoda lungo tutto il ‘900, è la storia della criminalità organizzata che gli immigrati italiani hanno “importato” negli Stati Uniti, è la storia di un grande potere difficile da gestire, è la storia di un imperatore che abdica nei confronti del figlio che diverrà imperatore a sua volta.
Impossibile etichettare il film solamente come un “gangster movie”; da sviscerare c’è molto più di una semplice vicenda di criminali. “Il Padrino” mette in scena una pluralità di risvolti narrativi che appaiono chiari, ma spesso vengono trascurati a favore della sciocca catalogazione sotto la targa “film di mafia”.
Parlando degli aspetti strettamente legati alla regia, gli anni ’40 (in cui la storia è ambientata) saltano fuori attraverso le pratiche dell’estetica cinematografica dell’epoca. La regia di Francis Ford Coppola si dimostra volutamente datata ma piacevolissima e tecnicamente impeccabile. Accanto a stilemi più tradizionali, l’autore compie alcune scelte dichiaratamente moderne. Impossibile non notare omaggi visivi e narrativi ai capolavori del gangster movie anni ’30: Coppola cita i suoi predecessori Hawks, Wellman e LeRoy dimostrando una grande conoscenza del genere e anche un dichiarato amore per quel tipo di cinema che già negli anni ’70 era praticamente scomparso. Coppola ci regala un bellissimo esempio di modernià nella sequenza del litigio di Costanzia con il marito: un lungo e articolato piano sequenza che segue i due per tutte le stanze della casa. Nel complesso, la regia del “Padrino” è decisamente statica, le inquadrature sono quasi tutte fisse e i movimenti di macchina sono distribuiti con parsimonia nel corso della pellicola: sono rari, ma quando ci sono, rendono le sequenze memorabili.
Sequenze ormai storiche come quella che rappresenta l’orrore del “cinematografaro” Waltz nel trovare la testa del suo amato cavallo sotto le lenzuola del suo letto: scena stampata nella memoria del pubblico mondiale, eppure non è plateale; la macchina da presa si muove lenta con il tema del film (altro elemento che ha contribuito al successo del film, ad opera del geniale compositore Nino Rota) in sottofondo: un caso che fa capire bene come sia possibile comunicare, usando il linguaggio del cinema, l’attività della mafia che agisca con discrezione, con calma e lentezza, in modo devastante.
Vito Corleone è un capo che tutti amano e idolatrano spontaneamente, perchè spesso ha fatto del bene a molti di loro. Un capo buono che coltiva i pomodori nel suo orto privato, che onora sua molgie e desidera crescere i suoi nipoti. Vito Corleone, il padrino, è un mito come il film che ne ha raccontato la storia.
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