Recensioni Soylent Green

Published on Marzo 4th, 2019 | by sally

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Recensioni cult: “Soylent Green” (2022: i sopravvissuti)

Il 2022 è dietro l’angolo e, per non rimanere troppo indietro, decido di guardare “Soylent Green”, uscito in Italia col titolo di “2022: I sopravvissuti”

Lo so, sono in ritardo, il film di Richard Fleischer è del 1973, ma c’è sempre tempo, anche se il film dice tutto il contrario. Per la serie “distopia, portami via”, il film è basato sul romanzo distopico di Harry Harrison “Largo! Largo” (Make Room! Make Room!), uscito a metà degli anni Sessanta. Anni in cui si parlava già del cambiamento climatico e delle drammatiche conseguenze che avrebbe avuto, ma col rischio di passare per fricchettoni fuori di testa. È quello che è successo, dopotutto, al gruppo di scienziati del MIT protagonisti del documentario “Last call – Ultima chiamata. “Limits to growth” usciva nel 1972, gli anni duemila apparivano davvero troppo lontani e Donella Meadows e colleghi apparivano come dei pazzi visionari quando dicevano che il pianeta prima o poi sarebbe collassato.

In “Soylent Green” ci ritroviamo catapultati in un 2022 che appare diverso da come sarà, ma solo per certi aspetti: non ci sono i social network nè gli iPhone ma c’è un caldo torrido e il pianeta è sovrappopolato e fortemente inquinato. Le risorse sono più che scarse e solo i ricchi, ma ricchi per davvero, possono permettersi il lusso di stare in spazi ampi e di poter mangiare cose che non siano il misterioso Soylent. Manhattan è piena di gente ammassata e tra questi corpi si muove sospettoso il Detective Thorn (Charlton Heston), che deve indagare sull’omicidio di William Simonson. Uno dei pochi uomini privilegiati, tra aria condizionata, acqua corrente, saponette ed elettricità. Il 2022 è un futuro orribile in cui le donne sono “dotazioni” che si ottengono insieme alla casa, come se fossero parte dell’arredamento – uno scenario non peggiore di quello de “Il racconto dell’ancella” ma inquietante quanto basta. Per il detective Thorn l’unico collegamento col passato, con il mondo di prima con la natura e le sue cose belle, è “l’uomo libro” Solomon Roth, che lo aiuta nelle ricerche. Vecchio abbastanza da ricordare il sapore delle fragole, il fruscio delle foglie sugli alberi e il rumore del mare.

Tutta roba svanita nel 2022 del film e che potrebbe svanire non troppo lontano dal nostro 2022. Il film di Richard Fleischer è diventato un vero e proprio cult, il nome del cibo razionato somministrato agli abitanti è stato fonte di ispirazione (per fortuna non in tutto e per tutto) per l’ingegnere Rob Rhinehart. L’uomo, nel 2013, ha creato un sostitutivo dei pasti, una bevanda in grado di fornire, a suo dire, tutte le sostanze nutritive necessarie per 30 giorni. Per Rhinehart la sua invenzione (lanciata negli USA e che in Europa si trova col nome di Joylent) oltre ad essere un grande risparmio di tempo per le persone, avrebbe potuto aiutare i Paesi in via di sviluppo, dove il cibo non è facilmente reperibile. Una bibita rivoluzionaria, che per il momento non ha raggiunto l’ambizioso obiettivo ma che ha suscitato molta curiosità. Tornando a “Soylent Green“, invece, impossibile non parlare dell’impatto che libro e film hanno avuto sulla cultura di massa, diventando punto di riferimento del genere distopico. Nell’opera di Fleischer si affrontano tematiche sociali non da poco: dal ruolo della donna, considerata alla stregua di un oggetto qualsiasi – che qui ritroviamo nel ruolo di Shirl (Leigh Taylor-Young) -, passando per la questione delle classi sociali. I ricchi sempre pochi, nei loro quartieri di lusso con aria condizionata mentre la popolazione povera aumenta, muore nel caldo torrido, con le persone sollevate da ruspe, quasi come fossero insignificanti zolle di terra. Il tema ecologico in chiave fantascientifica e poliziesca è ancor più sconvolgente se visto oggi, mentre il mondo che ci circonda ci sta dicendo che di fantascienza rispetto a “2022: I sopravvissuti“, ormai, è rimasto ben poco.

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