Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Febbraio 3rd, 2016 | by sally
0Summary: Un viaggio che rivela la vera essenza dei protagonisti, fuggiti dalla città per scontrarsi con una natura non sempre clemente.
Il rapporto tra l’uomo e la natura è sempre stato complicato ed è spesso stato fonte d’ispirazione per il cinema horror: “Un tranquillo weekend di paura” non può essere categorizzato in questo genere, anche se succede puntualmente. Il film diretto da John Boorman abbraccia diversi generi e l’horror è forse quello che si avverte di meno, il regista racconta una tensione crescente attraverso un gruppo di amici che decidono di lasciare Atlanta per vivere un fine settimana immersi nella natura selvaggia, attraversando il fiume in canoa. Un progetto più che apprezzabile, se non fosse che le cose non vanno sempre come ci si aspetta.
Soprattutto se c’è una comunità di redneck – personaggi ricorrenti nel cinema americano, soprattutto se di mezzo ci sono gli stati del Sud – ostile e retrograda che non conosce nemmeno vagamente il significato del termine accoglienza. Infatti “Un tranquillo weekend di paura” inizia con l’unico accenno di pseudo-integrazione in quella che è la scena più famosa dell’intero film: il duello tra banjo e chitarra tra Drew (Ronny Cox) e un ragazzino con evidenti problemi mentali. Tutto il resto è inaspettato ed è un crescendo di violenza e angoscia al centro di una natura che non si rivela sempre generosa. Ricordiamo che il film si apre mostrando i lavori per la costruzione di una diga, sostanzialmente dimostra fin dalle prime scene come la natura si riprenda tutto quello che le viene tolto e c’è un prezzo piuttosto alto da pagare.
Gli amici si mettono in canoa per affrontare la loro avventura con il massimo dell’entusiasmo, capitanati dal carismatico Lewis (Burt Reynolds): affascinante, esaltato e gran conoscitore dei boschi, sembra essere l’unico realmente capace di risolvere i problemi con prontezza. Ben presto il viaggio si farà pericoloso, soprattutto quando Bobby (Ned Beatty) e Ed (Jon Voight) incontreranno due membri della comunità del posto. Due rozzi montanari con intenzioni poco lodevoli si accaniranno contro Bobby, Lewis arriva in tempo per salvare entrambi i suoi amici ma a costo di una vita. A questo punto il viaggio tra le rapide si fa sempre più angosciante e la corsa disperata lungo il fiume Chattooga si fa sempre più angosciante: Drew perde la vita, probabilmente a causa della vendetta di uno dei montanari che, invisibile tra gli alberi, gli ha sparato. Lewis perde il controllo nel momento in cui si rompe la gamba, a quel punto rimane solo Ed. Quello che sembrava essere il più mansueto del gruppo, deve riuscire a farsi valere e ribaltare completamente il suo carattere.
I personaggi del film, infatti, hanno personalità ben delineate, quasi stereotipate, dal bravo padre di famiglia all’impavido avventuriero, che però non vengono mai date per scontate. Da un momento all’altro tutto può cambiare e la natura brutale contro la quale si ritrovano a combattere gioca un ruolo chiave in tutto questo. Il viaggio dei superstiti continua in un crescendo di emozioni, tra violenza e paure fino alla liberazione, quella che dà il titolo al film (il titolo originale è “Deliverance“), che però non sembra essere mai totalizzante. Il fiume, infatti, come la natura stessa ed essendone parte integrante, potrebbe restituire qualcosa, portare letteralmente la verità a galla. Il tutto è condito da una colonna sonora che parte dall’allegro duello di banjo per farsi sempre più scura e angosciante, così come la fotografia che accompagna i quattro amici lungo un viaggio che cambierà radicalmente le loro vite.
Omaggiato e ripreso in altre pellicole, “Un tranquillo weekend di paura” ha fatto genere a sé, rientrando in quel filone in cui si racconta l’esistenza umana facendola ruotare attorno alla violenza, una bomba a orologeria pronta a esplodere da un momento all’altro.
Il ragazzo, Billy Redden, all’epoca aveva 15 anni e non aveva assolutamente idea di come si suonasse un banjo. Così il regista nascose un vero musicista dietro la sedia, che lo aiutava a muovere le mani nella maniera corretta. Parlando di Billy, Jon Voight dichiarò che aveva uno squilibrio genetico, probabilmente frutto di una relazione tra la madre e il fratello.
Gli attori hanno girato le scene più rischiose senza controfigura e senza assicurazione, visto che il budget per il film era davvero limitato. Fa la sua comparsa nei panni dello sceriffo anche James Dickey, sceneggiatore e autore del libro da cui è stata tratta la pellicola.
“Un tranquillo weekend di paura” si può considerare in parte un “film maledetto”: dopo il successo ottenuto al botteghino, in molti decisero di emulare il gruppo di amici e darsi agli sport estremi. Nel giro di sei mesi morirono 31 persone.