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Roberto Benigni a Sanremo 2011: precisazioni storiche

Durante la puntata di Sanremo 2011 per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, tutti siamo rimasti incantati dalla splendida lezione offertaci “a caro prezzo” secondo alcuni da Roberto Benigni, grandissimo attore ed orgoglio per il nostro Paese (con l’occasione ci tengo a ricordare che Benigni ha devoluto il compenso in beneficienza). Con il suo modo solare di fare, Roberto Benigni ancora una volta ha mostrato di avere straordinarie capacità e conoscenze, regalandoci tutta la sua poesia in mezz’ora, portandoci dentro un viaggio alla scoperta delle origini dell’Inno italiano. Le critiche non sono mancate, anche se la maggioranza degli italiani è rimasta pienamente soddisfatta dall’esegesi dell’inno. Nonostante ciò, nonostante la bellezza e la poesia e le parole “memorabili” di Roberto Benigni, qualcuno si è chiesto se tutto quello che ha detto era corretto? La lezione è stata interessantissima, ma alcuni aspetti potrebbero essere travisati, tanto da fomentare ulteriormente le critiche nei confronti dell’attore premio Oscar per “La vita bella“.

Roberto Benigni
In primis, il problema riguarda le date e le età dei protagonisti dell’Unità di Italia che, ricordiamo, è avvenuta nel 1861, mentre la Repubblica è nata nel 1946 e non con Garibaldi, come qualcuno ha erroneamente pensato e detto. Secondo Roberto Benigni, gli eroi dell’Italia Unita all’epoca erano dei giovincelli, dei “ragazzi, tutti giovani”: si tratta di Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso conte di Cavour e Giuseppe Mazzini. Non erano propriamente dei giovincelli, infatti Giuseppe Garibaldi (nato nel 1807) aveva 54 anni; Cavour (nato nel 1810) ne aveva 51 e morì il 6 giugno del 1861; Giuseppe Mazzini, fondatore della Giovine Italia (nato nel 1805), ne aveva 56. Goffredo Mameli, autore del celebre inno, morì all’età di  22 anni, nel 1849. Mameli, quindi, era sì molto giovane, ma non vide mai l’Italia unita. Goffredo Mameli morì per una ferita alla gamba andata in infezione durante la difesa della Seconda Repubblica Romana,  il 6 luglio del 1849. Nemmeno Michele Novaro, che compose le musiche dell’inno, era così giovane nel 1861. O meglio, non era di certo un ragazzino, aveva 43 anni. Non è poi così vero che i protagonisti dell’unificazione sono morti ancor più poveri di quando avevano dato vita alla grande impresa. Almeno, non esattamente. Giuseppe Mazzini non ebbe di certo vita facile (morì sotto falso nome e latitante a Pisa nel 1872) ma Cavour, sebbene il declino politico stesse avanzando, non era proprio ridotto in miseria. Lo stesso vale per Giuseppe Garibaldi che, attivo come sempre, ricevette una rendita vitalizia di 50.000 lire annue, a partire dal 1875. Garibaldi inizialmente rifiutò la proposta, ma era troppo allettante perché potesse rifiutarla davvero, per cui accettò l’anno successivo. Il prezzo per la rendita vitalizia all’epoca era veramente alto e la proposta avanzata in Parlamento da Pasquale Stanislao Mancini prevedeva che Garibaldi potesse avere una vecchiaia agiata. Nulla da recriminare, un gesto più che dovuto visto l’impegno, ma bisogna sottolineare quindi che la versione di Roberto Benigni è stata leggermente romanzata, sicuramente per colpire maggiormente il pubblico. Queste sono solamente alcune delle imprecisioni riscontrate nel discorso di Benigni, talvolta apparentemente ostile nei confronti dello “straniero” ed impregnato di un forte nazionalismo. Ma non era la nostra Italia che stavamo festeggiando, dopotutto? Lungi da me criticare l’altissima lezione che ci ha regalato durante la serata del Festival, da definire semplicemente “memorabile“. Ancora una volta va un grazie a questo grande maestro che ogni volta ci delizia ed incanta con tutta la sua arte e il suo carisma, ma a dovere di cronaca, di tanto in tanto è bene mettere i puntini sulle “i”, per cultura personale e consapevolezza patriottica, diciamo pure così. Guarda i video di Roberto Benigni a Sanremo 2011.

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