Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Febbraio 1st, 2015 | by sally
0Summary: Richard Glatzer e Wash Westmoreland affrontano il tema dell'Alzheimer senza esagerazioni, con delicatezza e rispetto.
Julianne Moore è sempre stata un’interprete straordinaria e di questo ne siamo tutti consapevoli, anche se con “Still Alice” ne ha dato ulteriore conferma, la definitiva per chi avesse qualche dubbio. Il film diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland e basato sul romanzo di Lisa Genova, racconta il dramma di una donna che deve affrontare la diagnosi di un Alzheimer precoce e rassegnarsi all’idea di vedere la sua vita svanire di giorno in giorno, un ricordo dopo l’altro.
“Still Alice” tocca un tema che molto spesso a Hollywood viene accantonato e inoltre lo fa con estrema delicatezza: Richard Glatzer e Wash Westmoreland non hanno messo in piedi un dramma spinto al limite della teatralità nè tantomeno hanno sdrammatizzato la vicenda scherzandoci su. Hanno raccontato l’incubo di Alice attraverso le espressioni di una Julianne Moore impeccabile, la storia è totalmente incentrata su di lei, al punto che potrebbero non esserci nemmeno personaggi che le ruotano attorno e il risultato finale non cambierebbe.
Alec Baldwin, nei panni di un marito premuroso, non ha tanto spazio così come il resto del cast, ad eccezione di Kristen Stewart, che ha piccole parti ben distribuite per tutto il film in cui viene raccontato il difficile rapporto figlia-madre, che peggiora e migliora con il progredire della malattia. L’attrice è ufficialmente fuori dalla Twilight Saga zone, ha dimostrato di avere qualche espressione facciale in più e di essere in perfetta sintonia con la grande Julianne Moore.
Alice è una famosa dottoressa di linguistica della Columbia University: intelligente, carismatica e preparata, è adorata dai suoi studenti così come da tutta la sua famiglia, anche se ha un rapporto più burrascoso con la figlia più piccola. Un giorno, durante una delle sue lezioni, Alice si rende conto di dimenticare alcune parole, cosa per lei inconcepibile. Quando il problema si ripete, la donna si preoccupa e decide di farsi controllare, scoprendo così di avere un Alzheimer precoce che progredisce velocemente. La sua famiglia è pronta a sostenerla in tutto e per tutto, ma il film ci racconta la storia dal personalissimo punto di vista di Alice, seguendola passo passo in questo percorso in cui lei – donna che ha costruito un’intera carriera sulle parole – inizia a dimenticare e a dimenticarsi poco per volta.
Un calvario che purtroppo molta gente conosce al giorno d’oggi, che molti familiari affrontano uniti alla maniera della famiglia di Alice. Il merito di Richard Glatzer e Wash Westmoreland è quello di aver raccontato tutta la storia dal punto di vista della protagonista senza mai renderla macchietta o farla compatire attraverso scene terribilmente drammatiche o caricaturali. Julianne Moore è splendida, calatasi alla perfezione nel personaggio, ci regala una delle migliori performance della sua carriera. “Still Alice” è un film intenso ma pulito, dove la telecamera entra in punta di piedi nella vita della protagonista, raccontando il suo dramma che la divora di giorno in giorno senza mai banalizzare l’argomento, rendendoci partecipi delle difficoltà della Alice-Moore, senza addentrarsi però nella fase terminale di una malattia che non riceve abbastanza fondi per la ricerca.
Non sappiamo, quindi, quanto tragicamente si conclude la storia di “Still Alice” anche se l’idea viene posta in modo piuttosto chiaro. Quel che possiamo fare, però, è renderci conto di quanto sia inesorabile il nostro destino e di quanto sia prezioso non dare mai nulla per scontato, soprattutto la memoria. Se è vero che siamo fatti di carne e di ossa, è la memoria – degli altri – ciò che ci rende immortali, anche dopo essere andati via, ma è la nostra memoria a fare di noi ciò che gli altri ricorderanno.