Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Dicembre 14th, 2019 | by sally
0Summary: Si ride, si piange, si ama.
All’inizio “Storia di un matrimonio” (Marriage Story) sembra essere un film di Woody Allen e la presenza di Scarlett Johansson lo fa pensare ancora di più. Dopo pochi minuti, invece, inizia il dramma vero e il film è pronto a prenderti a schiaffi in faccia.
Il lavoro di Noah Baumbach uscito su Netflix ha già riscosso enorme successo alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia. “Storia di un matrimonio” vanta l’interpretazione di due attori straordinari: una l’abbiamo già tirata in ballo, l’altro è Adam Driver. Vestono i panni di Nicole e Charlie Barber, una coppia apparentemente perfetta, un sogno d’amore coronato dalla nascita del piccolo Henry (Azhy Robertson) sotto il quale si nasconde un cumulo di insoddisfazioni e frustrazioni pronte a esplodere. È così che Baumbach, che è anche sceneggiatore del film, racconta il matrimonio: attraverso il divorzio.
“Marriage Story” è un dramma sentimentali in cui tutte le emozioni sono perfettamente bilanciate. Nonostante il dramma che si sta sviluppando e il dolore dei due protagonisti, il film regala molte risate, momenti di intelligente comicità che non risultano mai di troppo. In “Storia di un matrimonio” troviamo una Scarlett Johansson in splendida forma. Nonostante le ambizioni da attrice di Nicole, la Johansson è ben lontana dallo stereotipo della starlette bionda, un po’ svampita e irresistibile che ha interpretato in passato – e rimane sempre e comunque bellissima. Nicole ha lasciato Los Angeles senza rinunciare alla recitazione, per poi scoprire di aver rinunciato a qualcosa di più imporante, ovvero a tutti i suoi sogni, per amore di Charlie. Lui, che non è di New York ma è estremamente newyorchese, continua a collezionare un successo dietro l’altro, al punto da arrivare a non accorgersi delle esigenze della compagna che ha al suo fianco.
Il matrimonio, si sa, non può essere tutto rose e fiori, è una questione di compromessi ma lo è solo fin quando qualcuno non rinuncia ai propri sogni e alla propria identità. Il film inizia con un romantico e divertente racconto della storia della coppia per poi passare alla parte più brutale del rapporto, il momento del divorzio e del subentro degli avvocati. Noah Baumbach, non senza un tocco autobiografico, racconta una guerra e i suoi retroscena, svela quello che accade a un rapporto che diventa cibo per famelici avvocati pronti a fare a pezzi chi si trovano di fronte. Sono Jay Marotta (Ray Liotta) e Nora Fanshaw (Laura Dern), anche loro comuni mortali che riversano le proprie frustrazioni in una lotta che non fa sconti e non lascia spazio ad alcun tipo di sentimentalismo. Il pacifismo iniziale manifestato dai due protagonisti svanisce presto quando è il momento di decidere del destino del piccolo Henry, sballottato qua e là senza alcuna colpa. La narrazione punta i riflettori su difetti, imperfezioni e debolezze dei personaggi, portando lo spettatore ad empatizzare con loro, nel bene e nel male. Lo porta ad apprezzare gli incredibili sforzi di Charlie di esserci per il figlio e al contempo a condannare il suo individualismo. Allo stesso modo, non si può fare a meno di empatizzare con la madre single che deve ricostruire una vita da capo, lontana da tutto ciò che aveva costruito. Poi arrivano come pugnalate i suoi sprazzi di cattiveria, e ci si ritrova in un ping pong di sensazioni senza fine.
Scarlett Johansson regala uno dei momenti più alti del film durante il monologo in cui racconta l’inizio dell’amore tra Nicole e Charlie, incanta e commuove. Il suo comprimario non è da meno, Adam Driver riesce a rivelare tutte le sfumature della personalità di Harry, culminando nel momento musicale sulle note della dolorosa “Being Alive”. In questo groviglio di dialoghi sempre perfetti e bilanciati, spicca poi il monologo di Laura Dern sul patriarcato e la figura della donna nella famiglia. Inquadrata dal basso, dal punto di vista della cliente che la ascolta incredula, la Dern regala una prova di recitazione impeccabile. Le personalità dei due protagonisti raffigurano anche gli stereotipi delle rispettive città d’appartenenza, un pretesto ben studiato per raccontare il mondo del cinema tra le trame del loro matrimonio finito in catastrofe, con una critica nemmeno troppo velata a ciò che il cinema è diventato. “Storia di un matrimonio” è un bellissimo racconto di ciò che i rapporti possono diventare quando l’ascolto viene meno e ci si dimentica che la coppia è composta da due persone. Malinconico e dolorosamente realista, è senz’altro uno dei must see di quest’annata.