Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Marzo 1st, 2013 | by Andrea Lupia
0“The Dark Side of the Moon” (intitolato “Dark Side of the Moon” nell’edizione CD del 1993), in italiano “Il lato oscuro della Luna“, è un concept album (l’ottavo in studio) del gruppo musicale britannico Pink Floyd, pubblicato il 1º marzo 1973 negli Stati Uniti dalla Capitol Records e il 24 marzo dello stesso anno nel Regno Unito dalla Harvest Records. L’opera nacque dopo numerose sperimentazioni musicali che i Pink Floyd studiarono durante i loro live o registrazioni, ma senza le lunghe parti strumentali che erano diventate una caratteristica peculiare del gruppo dopo l’abbandono nel 1968 di Syd Barrett, membro fondatore e principale compositore e paroliere del gruppo. Tra i temi del concept vi sono inclusi il conflitto interiore, il rapporto con il denaro, il trascorrere del tempo e quello dell’alienazione mentale, ispirato in parte dai disturbi mentali di Barrett.
“The Dark Side of the Moon” fu un successo immediato, mantenne il primo posto della classifica statunitense Top LPs & Tapes per una settimana e vi rimase per altre 741 dal 1973 al 1988. Nel giugno 2011 ha toccato le 1000 settimane nella classifica US Top Catalog. Con 50 milioni di copie vendute, è quello di maggiore successo dei Pink Floyd e uno dei più venduti della storia. È stato rimasterizzato e ripubblicato in due occasioni, oltre alle varie reinterpretazioni di vari gruppi musicali. Furono estratti due singoli: “Money” e “Us and Them“. Oltre al suo successo commerciale, “The Dark Side of the Moon” è spesso considerato uno dei migliori album di tutti i tempi, sia dai critici sia dai semplici appassionati.
Dopo il lancio di “Meddle“, i membri della band si riunirono nel dicembre del 1971 per un tour in Regno Unito, Giappone e Stati Uniti. Mentre provavano in Broadhurst Gardens, a Londra, avevano in prospettiva la creazione di nuove canzoni. In una riunione a casa del batterista Nick Mason a Camden, il bassista Roger Waters propose di integrare il nuovo album come parte del tour. L’idea di Waters consisteva in un disco trattante temi che «facessero arrabbiare la gente», focalizzandosi sulle pressioni che dovette fronteggiare la band per il suo stile di vita e sui problemi mentali che aveva l’ex-membro del gruppo, Syd Barrett. Avevano già studiato un’idea simile in “The Man and the Journey“, un’opera musicale concettuale che suonavano durante i loro concerti del 1969.
“Dark Side of the Moon: A Piece for Assorted Lunatics”, come era conosciuto allora, fu rappresentato in presenza di un gruppo di giornalisti (e altre persone intenzionate a registrarne un bootleg) il 17 febbraio 1972 (più di un anno prima del lancio ufficiale al teatro Rainbow), con critiche molto positive. Michael Wale del The Times descrisse l’opera dicendo che «…fa venire le lacrime agli occhi. È così piena di comprensione e a volte di interrogativi musicali!», mentre Derek Jewell del The Sunday Times affermò che «L’ambizione dell’intenzione dell’arte dei [Pink] Floyd è enorme». Melody Maker ne fu meno entusiasta: «Musicalmente ci sono grandi idee, ma gli effetti sonori spesso mi lasciavano pensare di essere in una gabbia di uccelli dello zoo di Londra». Il tour a seguire ricevette una grande accoglienza da parte del pubblico. I nuovi pezzi furono riprodotti dal vivo, nello stesso ordine in cui sarebbero poi apparsi nell’album, anche se con chiare differenze come la mancanza di sintetizzatori in tracce come “On the Run“, e la lettura di versi della Bibbia al posto della voce di Clare Torry in “The Great Gig in the Sky“.
Oggi questo disco, che è una colonna essenziale non solo del genere, ma di tutta la musica moderna, compie 40 anni. Quattro decadi dove molte cose sono accadute e alcune, terribili previste all’epoca anche dai sogni e dagli incubi distopici dei Pink Floyd hanno purtroppo trovato conferma, realizzandosi in più di una occasione. Nel 2003 è stato pubblicato “Classic Albums: Pink Floyd – The Making of The Dark Side of the Moon“, film documentario sulla sua realizzazione, che merita di essere visto al pari di un documentario su qualsiasi altro evento storico. Resta la bellezza, a salvarci dall’orrore? Forse. Sicuramente parte di questa bellezza, propria delle opere destinate a rimanere, si può ritrovare nella discografia dei Floyd, della quale “The dark side of the moon” è la pietra miliare. Cento di questi anni, Lato oscuro.