Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Ottobre 23rd, 2016 | by sally
0Summary: Intrighi e giochi di potere al Vaticano, il papa di Paolo Sorrentino ribalta tutti gli schemi della Chiesa Cattolica.
Può non piacere a Famiglia Cristiana l’approccio che Paolo Sorrentino ha usato per raccontare il suo “The young Pope“, ma il fatto che il regista esageri nell’estetica e nella caratterizzazione dei personaggi non è un motivo sufficiente per puntare il dito contro la versione cattolica di “House of Cards“.
Gli intrighi di potere hanno sempre affascinato il grande pubblico, non importa in quale ambiente avvengano. Il Vaticano rimane uno stato misterioso, che cela ricchezza e talvolta scandali, dove niente, in pratica, avviene alla luce del sole, dove pare che la religione sia solo una facciata e da sempre questo suscita molta curiosità. Paolo Sorrentino di certo non si sarebbe cimentato se avesse dovuto raccontare una storia banale e non sopra le righe, come invece ha fatto. Nei primi due episodi conosciamo da vicino la figura di un nuovo papa, nemmeno cinquantenne, impersonato da un algido e spietato Jude Law. L’accostamento con Frank Underwood (Kevin Spacey) è già trito e ritrito ma sorge spontaneo, i meccanismi sono gli stessi: per arrivare all’apice bisogna mettere da parte i sentimentalismi e avere sangue freddo, Lenny Belardo è così e non ha intenzione di fermarsi.
Lenny Belardo è l’antitesi di tutto ciò che la Chiesa dovrebbe rappresentare e, anche se in questo caso è portato all’estremo, spesso e volentieri la Chiesa non viene rappresentata adeguatamente, tra super attici e pedofilia. I peccati di preti, cardinali e del papa stesso, qui vengono rappresentati con disinvoltura, siamo già dentro le mura del Vaticano, non si possono nascondere. Paolo Sorrentino riconferma il suo stile, “The young pope” si divide tra gli intrighi di potere de “Il Divo” e le inquadrature ad alto impatto estetico della Roma bella – in questo caso esclusivamente vaticana – e decadente al tempo stesso, fonte inesauribile di fascino e mistero de “La grande bellezza“. Il regista ci regala grandi perle, un Jude Law calatosi perfettamente nella parte, con lo sguardo freddo e sempre pronto a giudicare, studiare il nemico per non farsi trovare impreparato. Viziato e senza regole, Lenny Belardo fa colazione con una Cherry Coke, fuma e non vuole essere visto in faccia, si rende protagonista di uno dei dialoghi migliori dei primi due episodi, in cui paragona la sua figura a quella di Mina, di Banksy e i Daft Punk. Regala un’omelia che spiazza la folla in piazza San Pietro, persone provenienti da ogni parte del mondo per assistere alla prima omelia del nuovo papa rivoluzionario, che però ha qualche problemino con Dio. O, più che altro con la propria infanzia e la figura genitoriale, che per molti diventa riferimento per riuscire ad immaginare Dio come figura dominante del proprio universo. Lenny è stato abbandonato da piccolo ed è stato cresciuto da Suor Mary (Diane Keaton), quanto più si avvicina a una figura genitoriale. Ed ecco che la fa arrivare in Vaticano, per stare al suo fianco, ribaltando ogni regola preesistente. Il dissidio interiore di Lenny ricorda molto quello di Jep Gambardella (Toni Servillo), il re della vita mondana di Roma ha collezionato un grande successo, tanti amici e popolarità ma c’è una cosa che non riesce a combattere in nessun modo: il senso di solitudine. Che è poi quello che attanaglia ogni singolo personaggio di questa nuova serie, tutti vanno da qualche parte ma, proprio come alla fine del film premiato agli Oscar, nessuno ha ben capito dove, ma soprattutto con chi o per chi e si ricoprono di sfarzo e maschere per camuffare un dolore come fosse una vergogna troppo grande da mostrare al mondo. Per citare gli Afterhours, “Perché non posso dirti di non essere felice? Non sono meno vivo, non sono meno vivo” (Milano Circonvallazione Esterna). In mezzo a tutta questa solitudine fatta di suore relegate a ruoli minori, cardinali che invecchiano malamente senza rinunciare ai vizi e alla poltrona, c’è Silvio Orlando – tifoso sfegatato del Napoli che prova un’incontenibile passione per una statuetta del Paleolitico e custode di un’esperienza preziosissima – che ha l’arduo compito di mantenere in equilibrio quello che la Chiesa è stata e ha fatto per secoli e i vizi e i capricci del nuovo papa dagli occhi blu, che si diverte a manipolare, spiare, tradire e usare sempre per scopi personali. E Dio? E Dio ce lo siamo dimenticato, se l’è dimenticato pure lui.
“The young pope” è stata un successo anche in termini di ascolti, il suo debutto su Sky è stato il migliore di sempre e ha superato di gran lunga anche quello di “Gomorra”, che però non aveva alle sue spalle un regista premio Oscar e un cast di attori celeberrimi, inoltre è stato distribuito in ben 110 Paesi. Un successo a tutto tondo, che ha coinvolto anche il pubblico sui social, per la maggior parte sono arrivate critiche positive (come era già successo in occasione della presentazione a Venezia), aspettiamo di vedere l’evoluzione di questa storia. Stacco – abito del cardinale che fluttua per i corridoi – stacco – ombrelli sotto la pioggia – stacco – una suora nana che fuma (cit.).