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This must be the place: applausi per Sorrentino a Cannes 2011

Dopo il successo (più internazionale che italiano) de “Il Divo“, Paolo Sorrentino si cimenta nella sua prima opera in inglese, sbarcata proprio oggi sulla Croisette, “This must be the place“. Il film è in concorso al Festival del Cinema di Cannes 2011 e vanta la presenza di un attore del calibro di Sean Penn, affiancato da Frances McDormand e Judd Hirsch.

This must be the place
Cheyenne, ebreo, cinquantenne, ex rock star di musica goth, rossetto rosso e cerone bianco, conduce una vita più che benestante a Dublino. Trafitto da una noia che tende, talora, ad interpretare come leggera depressione. La sua è una vita da pensionato prima di aver raggiunto l’età della pensione. La morte del padre, con il quale aveva da tempo interrotto i rapporti, lo riporta a New York. Qui, attraverso la lettura di alcuni diari, mette a fuoco la vita del padre negli ultimi trent’anni. Anni dedicati a cercare ossessivamente un criminale nazista rifugiatosi negli Stati Uniti. Accompagnato da un’inesorabile lentezza e da nessuna dote da investigatore, Cheyenne decide, contro ogni logica, di proseguire le ricerche del padre e, dunque, di mettersi alla ricerca, attraverso gli Stati Uniti, di un novantenne tedesco probabilmente morto di vecchiaia. Paolo Sorrentino ha incontrato Sean Penn nel 2008, mentre si trovava proprio a Cannes e l’attore era presidente di giuria. Proprio quell’anno, Sorrentino si aggiudicò il premio della giuria per “Il Divo” e, visti gli apprezzamenti da parte di Sean Penn, il regista italiano ha iniziato a fantasticare su un film insieme. Fantasticare mica poi tanto, oggi quel sogno è diventato realtà e potrebbe concretizzarsi in una vittoria al Festival.

Ho mandato la sceneggiatura a Sean Penn con la ferma convinzione di essere destinato ad aspettare mesi prima di ottenere una risposta. Voci che non so se corrispondono a verità dicevano che Sean riceve qualcosa come quaranta sceneggiature al mese. Un secondo dopo aver spedito il copione la mia mente già lavorava alacremente a una qualsiasi altra idea di film che avesse un minimo di concretezza, perché francamente mi sembrava impossibile che questa mia bizzarra idea di fare un film indipendente in America con un fresco vincitore di Oscar potesse avere un suo realismo. Invece dopo 24 ore ho trovato un messaggio in segreteria di Sean Penn. Naturalmente, come avrebbe fatto chiunque altro, ho subito pensato che si trattasse di una burla. Il mio amico produttore Nicola Giuliano è piuttosto abile sia negli scherzi che nelle imitazioni. Mi sbagliavo. Allora, nel cuore della notte, ho parlato al telefono con Sean Penn, che mi ha detto che gli era piaciuto molto il copione ed esprimeva divertito solo preoccupazione per una scena in cui doveva ballare. Mi è sembrato un problema ampiamente risolvibile. Un mese dopo, insieme al mio sceneggiatore e al mio produttore, siamo andati a trovare Sean a San Francisco. Abbiamo trascorso una serata meravigliosa dove, per incursioni improvvise, lui mi lasciava intravedere le sue intenzioni sul personaggio. Confermandomi quello che sospettavo: i grandi attori ne sanno sul personaggio sempre molto di più del regista e dello sceneggiatore.

In attesa di scoprire come andrà al Festival di Cannes, durante il quale “This must be the place” è stato applaudito e molto apprezzato, vi lasciamo alle foto dal film e ad una clip. http://www.youtube.com/watch?v=yp8PoEaHj20

This must be the place

Ho mandato la sceneggiatura a Sean Penn con la ferma convinzione di essere destinato ad aspettare mesi prima di ottenere una risposta. Voci che non so se corrispondono a verità dicevano che Sean riceve qualcosa come quaranta sceneggiature al mese. Un secondo dopo aver spedito il copione la mia mente già lavorava alacremente a una qualsiasi altra idea di film che avesse un minimo di concretezza, perché francamente mi sembrava impossibile che questa mia bizzarra idea di fare un film indipendente in America con un fresco vincitore di Oscar potesse avere un suo realismo. Invece dopo 24 ore ho trovato un messaggio in segreteria di Sean Penn. Naturalmente, come avrebbe fatto chiunque altro, ho subito pensato che si trattasse di una burla. Il mio amico produttore Nicola Giuliano è piuttosto abile sia negli scherzi che nelle imitazioni. Mi sbagliavo. Allora, nel cuore della notte, ho parlato al telefono con Sean Penn, che mi ha detto che gli era piaciuto molto il copione ed esprimeva divertito solo preoccupazione per una scena in cui doveva ballare. Mi è sembrato un problema ampiamente risolvibile. Un mese dopo, insieme al mio sceneggiatore e al mio produttore, siamo andati a trovare Sean a San Francisco. Abbiamo trascorso una serata meravigliosa dove, per incursioni improvvise, lui mi lasciava intravedere le sue intenzioni sul personaggio. Confermandomi quello che sospettavo: i grandi attori ne sanno sul personaggio sempre molto di più del regista e dello sceneggiatore.
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