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Torino Film Festival: Il treno va a Mosca di Federico Ferrone e Michele Manzolini

Un pezzo di storia d’Italia raccontato attraverso il film di montaggio “Il treno va a Mosca” diretto da Federico Ferrone e Michele Manzolini.

In concorso nella selezione ufficiale del 31° Torino Film Festival, il film ha come protagonista il barbiere emiliano Sauro Ravaglia, comunista convinto che sogna insieme ai compagni l’Unione Sovietica. Quando avrà l’occasione di arrivare a Mosca, però, scoprirà che non è tutto come viene raccontato. Qui sotto la sinossi ufficiale:

La fine di un mondo attraverso lo sguardo e i filmati 8mm del barbiere comunista Sauro Ravaglia. È il 1957 ad Alfonsine, uno dei tanti paesini della Romagna “rossa” distrutti dalla guerra. Sauro e i suoi amici sognano un mondo di pace, fratellanza, uguaglianza: sognano l’Unione Sovietica. Arriva l’occasione di una vita: visitare Mosca durante il Festival mondiale della gioventù socialista. Sauro e compagni si armano di cinepresa per filmare il grande viaggio. Ma cosa succede quando si parte per filmare l’utopia e ci si trova di fronte la realtà?

Il treno va a Mosca
Il treno va a Mosca - La locandina
La bandiera comunista - Il treno va a Mosca

A Torino il film è stato accolto dagli applausi, la raccolta di questa testimonianza è molto preziosa per la storia italiana, non solo dal punto di vista cinematografico ma anche politico. Dietro “Il treno va a Mosca” c’è un grande lavoro di recupero, selezione e rimontaggio del materiale, le immagini fino ad ora sono state conservate all’Home Movies di Bologna. Ci sono buone possibilità in concorso per la pellicola di Manzolini e Ferrone, che ha un impatto diverso sul pubblico rispetto al documentario inteso in senso più generico. Il montaggio è opera di Sara Fgaier mentre le musiche originali sono state affidate a Francesco Serra. Per adesso le recensioni ricevute sono tutte positive, la critica è rimasta soddisfatta dal lavoro di recupero e montaggio dei due registi, che hanno saputo donare il giusto spirito al sogno, a quell’utopia che Ravaglia e gli amici hanno inseguito, su un treno diretto verso Mosca.

Dalle note di regia:

Per Sauro, come per molti della sua generazione, l’utopia non era solo un’idea politica ma una prospettiva che quasi si poteva toccare con mano. Per noi che siamo cresciuti in un’epoca in cui non si sogna più una società ideale, fare un film come questo è un tentativo di far riaffiorare quel desiderio di utopia che, anche solo per motivi anagrafici, non abbiamo mai sentito come nostro. Per farlo abbiamo scelto due assi portanti: i filmati 8mm inediti che Sauro e i suoi compagni Enzo Pasi e Luigi Pattuelli hanno girato a partire dagli anni ’50 (conservati presso Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia) e il racconto dello stesso protagonista oggi. I film amatoriali sono uno sguardo unico su un’epoca, un occhio soggettivo che vale più di qualsiasi ripensamento o smentita successiva.

sally

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