Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Ottobre 9th, 2012 | by sally
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In Italia per quanto riguarda il cinema (e non solo), c’è sempre una sorta di pessimismo cronico quando si getta uno sguardo sul futuro: lo sconforto deriva dagli incassi scintillanti di cinepanettoni e simili, mentre piccole perle continuano a rotolare e passare inosservate. Speriamo che non sia il caso di “Tutti i santi giorni”, il nuovo film di Paolo Virzì merita assolutamente di esser visto.
Il regista livornese, che ha già sfornato apprezzatissimi lavori come “Tutta la vita davanti” e l’acclamato “La prima cosa bella“, ha saputo confezionare una storia che una volta tanto non è radicata nel mondo italiano fatto di stereotipi e luoghi comuni, ma dal sapore “indie”, proprio come quel cinema americano che tanto ci piace e che, se fosse prodotto in Italia, snobberemmo sicuramente.
“Tutti i santi giorni” racconta la storia di Guido e Antonia: due personaggi agli antipodi, che si sono incontrati per non perdersi più. Lui è introverso, spaventosamente colto ed a tratti anche noioso, ma capace di una tenerezza infinita, lavora come portiere di notte in un albergo; lei è una musicista, molto più estroversa, con un passato trasgressivo alle spalle, ed un fortissimo desiderio di maternità nel suo presente, che si divide tra la sua grande passione e il lavoro in un autonoleggio. Guido e Antonia provano a diventare genitori, ma non è una cosa semplice e tra un controllo e l’altro, una terapia e l’ennesimo tentativo, la coppia fatica a tenere tutti i pezzi insieme.
Virzì ci presenta una coppia di personaggi diversi in tutto e per tutto: toscano lui, siciliana lei, provenienti da ambienti e culture diverse, hanno anche diverse aspettative, almeno finché non s’incontrano. Vivono nella periferia di Roma, per una volta la capitale fa da sfondo sì, ma non con immagini da cartolina: il Colosseo è solo un monumento lontano dalle vite caotiche e mai troppo semplici dei due protagonisti, circondati invece da vicini di casa decisamente “coatti” e ben lontani dal loro modo di essere.
La scelta degli attori è ricaduta su Federica Victoria Caiozzo, in arte Thony, cantautrice siculo-polacca di notevole bravura, molto più con la voce che sul grande schermo. Si tratta del suo debutto, ma il suo personaggio, Antonia, si fa subito amare, per la sua esuberanza e la sua voglia di dimostrare qualcosa. Ad accompagnarci per tutta la durata del film, c’è proprio la voce di Thony, con splendidi brani in inglese, delicatissimi e perfettamente adatti. Accanto alla Caiozzo troviamo Luca Marinelli (La solitudine dei numeri primi), una scoperta da non perdere di vista: è riuscito a calarsi perfettamente nei panni di Guido, acculturato ed anche un po’ disadattato, senza dare un’interpretazione macchiettistica, ma conferendogli personalità e soprattutto molta intensità. E’ lui, infatti, che spicca su tutti, con una prova che rasenta la perfezione.
Con “Tutti i santi giorni“, Paolo Virzì ha ancora una volta la capacità di raccontare con realismo quella che è una storia semplice, uno spaccato di vita quotidiana nel quale lo spettatore si immedesima fin da subito, grazie alla spontaneità della storia, alle battute e a molte scene divertenti, lontano dalla dizione perfetta e la voce impostata di attori troppo teatrali. Ma il carico di sentimenti non è irrilevante e c’è molto per cui emozionarsi, non si possono non amare due personaggi così genuini, il forte desiderio di maternità di Antonia e l’amore incondizionato e dolcissimo di Guido. La capacità del regista livornese è proprio quella di raccontare storie semplici con un’abilità che nel panorama italiano forse non appartiene a nessun altro: storie comuni, che all’apparenza si possono portare sul grande schermo con fin troppa facilità; ed invece non bisogna cadere in questa trappola, soprattutto quando ci sono in ballo i sentimenti. In “Tutti i santi giorni” ogni cosa è equilibrata: non è mai troppo triste, mai troppo comico, mai troppo noioso, ed è assolutamente imperdibile. Applausi.
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