Tom Cruise oltre Mission Impossible
20 Novembre 2023
Published on Agosto 31st, 2012 | by Marco Valerio
0Giornata di primi premi, seppure alla carriera, per il Festival di Venezia 2012.
Quest’oggi hanno infatti ricevuto gli onori della Mostra due Maestri come Francesco Rosi e Spike Lee.
Spike Lee è stato premiato con il premio Glory to the Filmaker, oltre ad aver presentato fuori concorso il documentario “Bad 25” dedicato a Michael Jackson e al dietro le quinte della realizzazione del mitico disco “Bad” uscito, per l’appunto, venticinque anni fa. Sincero, impeccabile, al limite dello scolastico, il documentario di Spike Lee punta a conquistare ed emozionare chi già è fan dell’artista spentosi nel giugno del 2009. Il regista newyorchese costruisce un ritratto agiografico del “re del pop”, regalando emozioni ai fan, ma lasciando decisamente più freddi la rimanente platea. Voto: 5,5
Francesco Rosi è stato insignito, invece, del prestigioso Leone d’Oro alla carriera, ricevuto dalle mani dell’amico Giuseppe Tornatore. Autore di capolavori come “Le mani sulla città” e “Salvatore Giugliano”, Francesco Rosi ha presentato a Venezia quello che è forse il suo film più conosciuto, vale a dire “Il caso Mattei”. Dopo la proiezione del film, il Leone d’Oro alla Carriera è stato ritirato dal novantenne regista napoletano.
Il concorso veneziano ha poi presentato due dei suoi diciotto titoli. È stata la volta della presentazione di “Paradies: Glaube” di Ulrich Seidl e di “At any price” di Ramin Bahrani con Zac Efron protagonista.
“At any price” è un romanzo di formazione a quell’arrivismo e quella corruzione morale che costituiscono alcuni dei tratti maggiormente distintivi della nostra contemporaneità. La rivalità tra due famiglie proprietarie terriere diventa vera e propria guerra, in cui il fine giustifica i mezzi non importa quanto sleali e fatali possano essere. L’obiettivo è da perseguire, per l’appunto, ad ogni costo, incuranti del grado di compromissione valoriale si possa arrivare.
Eppure il regista Bahrani non riesce mai ad essere perfettamente a suo agio con il grande potenziale narrativo e tematico di cui dispone, lasciando per strada diversi spunti interessanti che non vengono sviluppati in maniera convinta e convincente. Da premio l’interpretazione di Dennis Quaid, poco convincente quella di Zac Efron. Voto 5,5
Con “Paradies: Glaube”, Ulrich Seidl non ci ha solo regalato il secondo episodio della sua trilogia sul Paradiso, ma anche quello che, al momento, è, di gran lunga, il miglior film del concorso di Venezia 2012.
Come detto, “Paradies: Glaube” è il secondo capitolo di una trilogia iniziata con “Paradies: Liebe”, presentato all’ultimo Festival di Cannes. Prosegue quindi il racconto del percorso di ricerca della felicità e di un proprio personale paradiso inseguito da tre diverse donne. In questo caso la protagonista è una fondamentalista cristiana, Anna Maria, che gira di casa in casa per vendere statuette della Madonna e avviare pratiche di dissuasione collettiva far tornare l’Austria una nazione cristiana. Il tutto con la spada di Damocle di un marito infermo e mussulmano, cui gli estremismi della donna cominciano a stancare.
Grottesco, cinico, esagerato, divertente e dissacrante, il film di Seidl è un inno contro i fanatismi religiosi, ma è soprattutto la messa in scena di una disarmante spirale di stupidità umana che si manifesta nelle più disparate forme. Seidl è ossessionato dai corpi sformati, violentemente deturpati, grossolanamente eccessivi dei suoi protagonisti, veicoli di un’umanità disumanamente violenta e irrimediabilmente destinata allo sfascio.
Siedl non cerca mediazioni, non si tira indietro di fronte a qualsiasi forma di eccesso e sgradevolezza, ma esce vincitore dalla sua sfida, regalando il film più disturbante e memorabile dell’intera Mostra. In attesa dei film del week end. Voto: 9